05 giugno, 2013

Lotta alla contraffazione del biologico

Krieg gegen die Biofälscher

di Michael Braun e Jost Maurin
Pubblicato in Germania il 20 maggio 2013
Traduzione di Claudia Marruccelli

Sofisticate reti aziendali, discutibili vie di trasporto e ispettori corrotti: bande di professionisti in grado di trasformare merci tradizionali in costosi prodotti biologici.



Anni fa, quando tutto era più tranquillo, le truffe nel settore biologico riguardavano al massimo un singolo coltivatore o un commerciante. Il tutto si riduceva all'utilizzo di piccole quantità di pesticidi nelle coltivazioni, o all'inserimento di qualche uova di quelle tradizionali e a basso costo tra le uova biologiche. Quasi nessuno se ne accorgeva e nel mucchio la quantità non contava più di tanto.
Ma a questo livello i mistificatori di prodotti biologici in Italia esistono molto tempo. Recentemente sono però nate bande di professionisti che operano servendosi di tutta una rete di aziende, dislocate in diversi paesi, dichiarando enormi quantità di merci convenzionali come prodotti biologici. La criminalità organizzata ha raggiunto il settore biologico.
Recentemente nel mese di aprile si è saputo che, la procura della città di Pesaro stava indagando non nei confronti di un unico soggetto, bensì contro 23 presunti soci sospettati di contraffazione. Anche se sono tutti di origine italiana, lavorano però all’estero, nella Repubblica moldava, per esempio, a Malta o in altri paesi dell’Europa occidentale. Tra i sospettati persino il ramo moldavo di un organismo di controllo ecologico italiano, che in realtà dovrebbe sventare le falsificazioni

False certificazioni

Tutta una truffa? No. Nonostante i diversi scandali, il rischio di comprare nei negozi merce biologica contraffatta appare ancora sempre molto basso.
Lo dimostra il più grande caso di frode mai sventato, reso noto nel dicembre 2011: in quattro anni sono state certificate bio circa 500 tonnellate di cibo arrivate in Germania, specialmente soia, il che significa in media 125 tonnellate all’anno. Si tratta solo dello 0,4 per cento del consumo annuo di alimenti di soia, stimato intorno alle 32.000 tonnellate.
E l'ambiente? Oltre ai consumatori, la frode biologica colpisce anche l'ambiente. Gli agricoltori tradizionali fanno uso di pesticidi e fertilizzanti chimici. Questo ha contribuito nell'agricoltura tedesca all’aumento del 13 per cento dei gas serra presenti in Germania. Le sostanze chimiche mettono in pericolo molte specie animali e vegetali. Inoltre, gli standard di benessere degli animali negli allevamenti tradizionali sono particolarmente bassi. Il regolamento dell'Unione Europea per il settore agricolo biologico, vieta le sostanze chimiche in agricoltura e richiede più spazio per i capi di allevamento nelle stalle.
Secondo gli inquirenti gli indagati erano tutti coinvolti nella fornitura di mangime proveniente dalla Moldavia e dall'Ucraina con falsi certificati bio. Per nascondere la provenienza delle merci, utilizzavano una rete di almeno dieci aziende in diversi paesi. La procura ha avviato un procedimento di sequestro di 1.500 tonnellate di mais e 30 tonnellate di soia nel processo su larga scala, denominato "Green War".
Nei casi precedenti, si è trattato di merci non bio prodotte nell’UE e certificate sul posto. "Ora, però il prodotto nasce già come bio in Moldavia, viene certificato sul posto, poi esportato e immesso sul mercato," rivela il procuratore Silvia Cecchi di Pesaro al nostro quotidiano. Questa mistificazione rende ancora più difficile per le autorità scoprire la frode.

Merci falsificate anche in Germania

Per la Cecchi è chiaro: i falsi prodotti bio finiscono anche in Germania. Lo rivela una mail del 28 novembre del Ministero dell'agricoltura di Berlino al ministero di Roma. Oggetto: due certificati rilasciati il 31 ottobre 2012 dall’ente di controllo ICS Biozoo Moldavia, appaiono contraffatti.
"Elementi di contraffazione", così si esprimono gli inquirenti, sarebbero stati accertati da Berlino in questi certificati a partire dall’agosto 2011 all'agosto 2012 e anche in altre certificazioni della Biozoo.
Sotto inchiesta anche l'azienda di importazione Delva con sede a Malta, attiva dal 2012, il cui amministratore, Stefano Detassis, è stato già coinvolto in contraffazioni di merce bio nel più grande scandalo del biologico finora scoperto in Europa. Nel dicembre 2011: l'allora traffico di contraffazioni emerso dalle indagini aveva riguardato un giro di circa 700.000 tonnellate di grano tradizionale e soia fatti passare per purissima merce bio in quattro anni .
Una parte è arrivata anche in Germania. Un anno fa, Detassis aveva patteggiato con la procura di Verona una pena detentiva di tre mesi per falsificazione di una fattura. Ma la pena è stata sospesa con la condizionale e poco tempo dopo Detassis è ritornato a fare affari con il bio.
Il faccendiere italiano sua volta respinge qualsiasi sospetto di pratiche sleali nell'intervista con nostro quotidiano. "Solo due forniture di soia e mais biologico" partite dal porto di Malta, sarebbero state gestite dalla Delva nel 2012, e niente altro sarebbe stato contestato dalle autorità maltesi, che avevano controllato accuratamente la merce.
Non gli va giù che la Delva e lui stesso, siano ancora adesso nel mirino della "Green War" e quindi oggetto di indagini. La sua azienda sarebbe a suo dire assolutamente estranea a tutto ciò. Il procuratore Cecchi non conferma la notizia. Non fa nomi, ma aggiunge in forma riservata che "la Delva e il suo amministratore occupano un certo ruolo nell'inchiesta".

"Criminalità organizzata"

Grandi quantità, flussi internazionali di merci, una complessa rete di aziende, ispettori e noti professionisti corrotti - alla fine si tratta di "criminalità organizzata", così fu definito dal gruppo di lavoro congiunto delle autorità giudiziarie e di polizia tedesche nel 1990. Paolo Carnemolla, Presidente di Federbio, organizzazione che riunisce produttori biologici, trasformatori e distributori in Italia, parla molto semplicemente di "criminalità organizzata", all’opera.
Secondo Carnemolla potrebbero esserci degli strascichi, visto che anche le autorità di vigilanza hanno fallito. I NAS del Ministero dell'agricoltura italiana hanno avuto uno dei dirigenti dell'istituto fino a pochi mesi fa in servizio, attualmente indagato per corruzione in una vicenda diversa. La cosa fa pensare seriamente che si sia trattato di un’azione di ritorsione da parte delle autorità di controllo.
Già nell'estate del 2012, la Federbio si era rivolta al Ministero dell'agricoltura per chiedere alle autorità di indagare su alcune stranezze nell'importazione di mangimi che ora sono sotto indagine. "Al ministero in ogni caso sono rimasti a lungo all’oscuro", dice Carnemolla.
Il ministero italiano tira indietro anche nei chiarimenti. L’Istituto federale tedesco per l’agricoltura e l’alimentazione, stando a quanto dichiarano i funzionari, non ha ricevuto fino ad oggi nessuna conferma da Roma, se la Germania sia coinvolta nell’attuale vicenda. "Incredibile", commenta un portavoce dell'autorità. Il Ministero italiano non ha assuto alcuna presa di posizione in merito.

Coinvolti anche funzionari statali?

Finora non è ancora emerso il sospetto che sia coinvolto lo stesso ministero italiano in questione. In Moldavia e a Malta è diverso. Il responsabile della Federbio Carnemolla trova davvero sorprendente, che i controlli sulle importazione nell'UE, e quindi lo sdoganamento delle merci siano stati effettuati a Malta, dove il business del bio non è così diffuso.
Il procuratore Cecchi va ancora oltre: con le autorità in Moldavia e Malta non ci sarebbe alcuna collaborazione nelle indagini, "non sappiamo di quali interlocutori possiamo fidarci, temiano un coinvolgimento anche delle locali autorità".
Di come consolidate siano le strutture della criminalità organizzata in alcune branche del settore biologico italiano, lo dimostra il fatto che lo scandalo svelato nel 2011 abbia caratteristiche simili. Anche qui, i falsari hanno tessuto una sofisticata rete aziendale. La quantità di merce contraffatta era così grande che avrebbe riempito una fila di camion lunga 507 km. A quel tempo, sono stati arrestati sette responsabili di ditte import/export nonché alcuni enti di controllo. Quattro degli imputati hanno patteggiato con la procura di Verona, una pena detentiva a tre anni di reclusione.
Il responsabile della Delva, De Tassis non è l'unico che lavora ancora oggi nel settore biologico. Davide Scapini nel 2012 è stato condannato a Verona a tre anni in prigione, per aver fatto parte di un'organizzazione criminale. Oggi lavora come come agente di indirizzo per la Mannheimer Biorohstoffändler Krücken Organic Spa. Scapini si occupa di procacciare fornitori biologici nella Repubblica di Moldova, ha detto al nostro quotidiano Martin Köster, resp. del settore commerciale della Krücken . “Scapini ci ha fornito il recapito di tre produttori bio."

Richiesta di divieto dell’esercizio della professione

Probabilmente Scapini percepirà un compenso se l’affare con la Moldavia dovesse andare in porto. Alla domanda se un criminale come Scapini debba ancora collaborare con loro, Köster ha risposto: "Anche Uli Hoeneß [ex calciatore tedesco indagato per frode fiscale ndt] può fornirci altri indirizzi."
Inoltre, Scapini non potrebbe in nessun caso danneggiare la Krücken Organic Spa. "L'uomo non ci ha causato alcun danno commerciale". Esperti del settore come il Managing Director dell’autorità di controllo di Göttingen, Jochen Neuendorff, sono esterrefatti di questa ingenuità. "E’ necessario impedire a queste persone che hanno apertamente violato le regole, di proseguire nell’esercizio della professione” questa è la sfida che lancia.