07 dicembre, 2012

Il futuro di Venezia

Die Zukunft Venedigs

di Petra Reski
Pubblicato il 2 dicembre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli

Una volta lo storico d’arte Salvatore Settis ha detto: Venezia è una vergine che suscita in un Don Giovanni la voglia di possederla con la forza.



Le sirene che annunciavano l’arrivo dell’acqua alta facevano da sottofondo alla sua conferenza sul futuro di Venezia, i presenti si erano portati dietro anche gli stivali di gomma in una busta di plastica. Come spiegò poi Settis, l’acqua alta però è solo una delle minacce che gravano su Venezia, ce ne sono molte di più, alcune delle quali provengono dai barbari del neoliberalismo che vogliono annullare l’unicità della città.
La conferenza si è tenuta nelle sale dell’ateneo veneto, la cui Aula Magna con le sue colonne, capitelli di marmo e i soffitti affrescati da palma il Giovane, i quadri del Veronese, del Tintoretto e di Pietro Longhi, dava l’impressione di poter imbattersi da un momento all’altro nei fratelli incappucciati della Compagnia di San Fantin: l’Ateneo veneto un tempo era la sede dei “Picai”(gli “impiccati”), la “Scola dei Picai”, come si dice in veneziano, era nota a Venezia perché i membri della confraternita accompagnavano, i condannati a morte nel loro ultimo viaggio, dando loro conforto prima di essere decapitati tra le colonne insanguinate di Piazza San Marco, i loro corpi venivano poi squartati. Questo tanto per parlare di Venezia “città degli innamorati”.
Il futuro Palais Lumières (Torre Cardin)

Tra il pubblico che ascoltava Settis, non c’erano le solite cinque signore veneziane in visone che normalmente assistono a una conferenza sull’influenza di Venezia nell’opera del pittore Antonello da Messina, ma erano presenti tutti coloro che si battono per il recupero di Venezia: pensionati, che protestano contro la svendita del Lido, ragazze del comitato “No grandi navi”, che nel mese di settembre ha inscenato una simpatica piccola battaglia navale contro le navi da crociera che fanno scalo a Venezia, i sostenitori di Italia Nostra, l’organizzazione italiana per la tutela dei beni culturali, in poche parole, tutti quelli che a Venezia si oppongono alla barbarie.
Salvatore Settis (solo per completezza d‘informazione: Settis è archeologo, storico d’arte e giurista, e non come si può leggere sulla pagina tedesca di Wikipedia, storiografo) è uno dei pochi intellettuali che si fa sentire ad alta voce contro la svendita dei beni culturali italiani, ha protestato contro la cementificazione del paese e lotta con passione contro il declino dei centri storici delle città.

Battaglia navale contro i transatlantici a Venezia

Come ultimo esempio della deturpazione di Venezia, Settis ha citato il progetto della cosiddetta “Torre Cardin”, un enorme torre di 250 metri che verrà costruita sul sito dell’ex petrolchimico di Marghera e che ospiterà appartamenti, giardini pensili, alberghi a 5 stelle, cinema, sale congressi e centri benessere, oltre a un ristorante panoramico: il 90enne stilista Pierre Cardin, nato non lontano da Treviso con il nome di Pietro, vorrebbe, al termine della sua lunga vita, poter finalmente affacciarsi e ammirare Venezia dall’alto di un tridimensionale vaso di fiori (il progetto di questa meraviglia deriva dalla tesi di laurea del nipote di Cardin), il “Palais des Lumières, una Torre di Babele da 1 miliardo e mezzo di euro. Un piano che non fa minimamente rabbrividire la Provincia di Venezia, anzi il pensiero dei 45 milioni di euro (più 80 milioni di gettito fiscale) che la torre farà riversare nelle casse notoriamente vuote della città li manda in estasi (l’ex sindaco Cacciari aveva dichiarato: “A caval donato non si guarda in bocca”). Anche la torre di controllo dell’aeroporto non considera più un ostacolo la torre.
Come Settis ha sottolineato, non si tratta solo dell’unicità di Venezia. C’è molto di più in ballo, bisogna impedire la disneyficazione della città, perché considerate le sue casse vuote non c’è più limite alla vergogna.


Petra Reski

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