31 ottobre, 2012

La montagna chiama, Zanardi sarà a Sochi

Zanardi will nach Sotschi - : Der Berg ruft


di Annette Kögel
Pubblicato in Germania il 23 ottobre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli

Alex Zanardi alle Paralimpiadi di Londra 2012
Alessandro Zanardi è stato una delle stelle delle Paralimpiadi estive di Londra. L'ex pilota di Formula 1 ora progetta un nuovo esordio: la partecipazione ai Giochi invernali di Sochi nel 2014.

Alessandro Zanardi non vuole mollare. Lo straordinario atleta italiano di 45 anni, appena tornato dalle Paralimpiadi di Londra svoltesi a fine estate, aveva recentemente dichiarato il suo addio alla scena olimpica. Come prima partecipazione alle Paralimpiadi, due medaglie d'oro e una d'argento, sono state per lui un risultato soddisfacente. L’attuale campione del mondo di handbike, privo di entrambe le gambe, aveva dichiarato allora di voler ritornare al volante di un bolide. Ma ora l'ex pilota di Formula 1 cambia nuovamente direzione. Ama la neve, potrebbe quindi partecipare ai Giochi Paralimpici Invernali del 2014 a Sochi, in Russia, secondo quantoì Zanardi ha comunicato ai suoi fan dal quotidiano italiano "La Repubblica".
"Alessandro è sempre alla ricerca di nuove sfide, e la possibilità di competere come atleta alle Olimpiadi invernali per disabili fisici lo entusiasma", dice Marina Morsellino, portavoce di Alex Zanardi alla "Barilla Blu Team, secondo cui, un gruppo di allenamento paralimpico per gli sport invernali, formato da giovani sportivi italiani, ha invitato la stella olimpica Zanardi alle prove di allenamento, e così ora se ne va con loro in montagna.

Alex Zanardi a Hockenheim in Germania

Alle paralimpiadi estive Zanardi aveva vinto l’oro con il tempo di 2:00,32 minuti, percorsi aiutandosi con le mani nella gara individuale su strada, sul circuito di Brands Hatch nel Kent. Nella gara a cronometro individuale per la classe H4 [Nelle classi H1/H3 (Handbike) gli atleti gareggiano reclinati. Nella classe H4 gli atleti gareggiano seduti, ndt] con il tempo di 24:50,22 più un grosso distacco, ha vinto la seconda medaglia d'oro. E con la sua squadra, Zanardi ha vinto l’argento nella staffetta H1-4.
A Brands Hatch, ogni paese aveva un box di partenza individuale, in cui si sentivano qua e là malumori da parte della concorrenza: per esempio che Zanardi non prendeva le Paralimpiadi davvero sul serio, sfruttandole solo come piattaforma di lancio per i suoi scopi personali, mentre altri atleti sgobbavano per anni per arrivare a prendere una medaglia. E poi salta fuori l’italiano, avvolto nella sua aureola dorata nata dallo spettacolare incidente avvenuto nel 2001 sul circuito europeo di Speedway a Lausitz e attira su di sè gli obiettivi. A quel tempo la sua auto, lanciata alla velocità di oltre 200 chilometri all'ora era rimasta tranciata in due.
Combinare handbiking in estate e giochi paralimpici invernali, è perfettamente possibile, basta vedere l'esempio della campionessa paralimpica tedesca Andrea Eskau, che ha vinto l’oro una volta ai Giochi estivi di Pechino nel 2008 e due volte a Londra 2012 sulla sua handbike, partecipando poi anche ai Giochi Invernali del 2010 nello slittino. Seduta su un seggiolino e aiutandosi con un bastoncino a doppia impugnatura, sul percorso di Whistler ha vinto l’argento nello sci di fondo e il bronzo nel biathlon.

Alex zanardi sull'auto realizzata per lui

Gli addetti della squadra confidano nelle capacità di Alessandro Zanardi, come cavallo di battaglia per la gara di un mono-sci alpino munito di sellino, nella cui costruzione - parallelo interessante con la precedente carriera di Zanardi - confluiscono anche tecnologie utilizzate nella Formula 1. Campioni paralimpici come l’attuale consulente tecnologico della squadra tedesca Martin Braxenthaler, riescono su un mono-sci con sellino durante le gare di discesa libera a superare sicuramente i 100 km orari. Allo stesso tempo, sottolinea il portavoce del team Marina Morsellino, Zanardi esaminerà anche la possibilità, di riprendere a guidare un’auto da corsa. Infatti l’atleta ha assistito domenica alla finale di stagione del campionato tedesco di automobilismo da turismo (DTM) e ha fatto un giro in Handbike sul circuito di Hockenheim. C’è un motivo dietro tutto ciò: dopo il suo grave incidente sul circuito di Lausitz, Zanardi aveva festeggiato il suo ritorno in corsa su un auto speciale e adattata per lui dalla BMW, vincendo tra le altre cose, quattro gare nel campionato mondiale di World Touring Car.
Ma poi c'era stato un equivoco in merito a una presunta offerta fatta dalla BMW a Zanardi per correre nel DTM. "Stiamo valutando se è soprattutto tecnicamente possibile per lui effettuare da noi un giro di prova o una prova su strada", ha detto il portavoce della BMW Jörg Kottmeier a "Spiegel Online". Alessandro Zanardi potrebbe cavarsela bene sia su neve che in pista su asfalto, ma nel frattempo si rilassa tra un allenamento e l’altro, tornando a casa, facendo shopping con la moglie Daniela e suo figlio Niccolò, e andando a pesca.

L'incidente di Alex Zanardi


24 ottobre, 2012

Chi ha paura di Matteo Renzi?

Wer hat Angst vor Matteo Renzi?

di Constanze Reuscher
Pubblicato in Germania il 7 ottobre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli
Il 37enne sindaco è la nuova pop star della politica italiana, in giro per il paese a bordo di un camper con l’obiettivo di spazzare via la vecchia guardia - anche all’interno del suo stesso partito. I suoi fan lo amano per questo, i suoi avversari lo temono.

Matteo Renzi nel teatro di Mantova
Unico addobbo sul palco del piccolo teatro barocco di Mantova, sono sei lettere di polistirolo azzurro intenso, appoggiate sul palcoscenico che riproducono la parola "Adesso!". Davanti il 37enne Matteo Renzi, la pop star politica italiana, microfono appoggiato sul mento come Robbie Williams. Vestito proprio come Obama, jeans, camicia senza cravatta, le maniche arrotolate. Parla con scioltezza, a volte sorride, ma mai troppo. Le sue parole sono accompagnate da video clip: Obama a Ground Zero, Will Smith in "La ricerca della felicità", la scenetta di un comico TV: "Faccio una nuova Italia con i Lego!" Provoca un misto di emozioni e risatine. Poi Renzi si fa serio: "In ogni parte del mondo a 37 anni se sei già sposato, padre di tre figli, hai un lavoro, sei considerato un adulto normale. Qui, in Italia, sei solo un bamboccione”. E’ così che gli spettatori diventano fan e forse, come spera Renzi, presto suoi elettori. Il giovane politico, che fa parte del principale partito della sinistra liberale italiana, il PD (Partito Democratico) è sindaco di Firenze da tre anni, in precedenza è stato presidente della Giunta Provinciale per cinque anni. Ora Renzi vuole governare l'Italia e spazzare via la vecchia classe politica. Nella primavera del 2013, ci saranno le elezioni legislativei. Prima ancora però deve vincere le primarie del suo partito che si terranno nel mese di novembre, e il suo avversario non proprio è uno da poco, visto che è il 61enne segretario del partito Pierluigi Bersani. Ecco perché Renzi è in giro per l'Italia.


Tutti i loggioni del teatro di Mantova sono pieni. Sono arrivati studenti e pensionati, casalinghe, medici, operai e contadini, passanti e commercianti comuni. Il maestro Emilio, da tempo in età pensionabile, commenta: "Io non sono particolarmente d'accordo con quello che dice Renzi, ma voterò per lui, è giovane e porta una nuova ventata di fresco nella politica". Emilio è un elettore del Pdl da anni, il partito di Silvio Berlusconi. Come molti elettori, Emilio è deluso dai politici – anche la sua Regione, la Lombardia, è stata recentemente scossa ancora una volta da uno scandalo per corruzione. Una tentacolare pubblica amministrazione e una montagna di debiti paralizzano l’economia italiana. "La nostra pubblica amministrazione costa €170miliardi di euro", dice Renzi. "L’autostrada Salerno-Reggio Calabria è costata quanto la sonda americana inviata su Marte. Dove sono finiti i soldi? Vogliamo ancora continuare a farci del male? Viviamo in un paese in cui non c’è più futuro. I politici scaricano tutto dove è più facile: nel futuro, il futuro è diventato una discarica per tutti i problemi".
Renzi vuole fare piazza pulita della vecchia classe politica, aggrappata ai privilegi di potere, che non ha alcuna volontà di rinnovamento ed è la causa della cattiva amministrazione e della corruzione. Bisognerebbe "rottamarli", ha detto una volta. E questa esternazione lo ha reso famoso. "Chi per 20 anni è rimasto ancorato ad un seggio parlamentare senza affrontare i problemi del paese, non può nuovamente candidarsi" così tuona Renzi dal palco. Applausi. Ha un che di infantile, quando tira fuori dalla tasca il suo iPhone con il guscio -bianco-rosso-blu di Obama-Biden un ricordo della Convention nazionale democratica negli Stati Uniti. Il ritmo della politica americana lo affascina, dovrebbe essere un esempio per l'Italia, per riuscire a mantenere il suo paese in Europa. "L'Europa una zia vecchia e bisbetica? No: l'Europa è una sfida, un'occasione importante. E’la nostra casa comune, sono stati politici come Adenauer a crearla!". Applauso entusiasta.
L'elisir di Matteo Renzi
Di fronte al palco siede accovacciato Giorgio Gori, 51 anni, uno dei principali manager mediatici in Italia. E’ stato direttore di Canale5, quello di Berlusconi, poi uno dei più grandi produttori televisivi in Italia. Ora si occupa di comunicazione per Renzi, per entusiasmo, come dice lui. "Matteo sa come coniugare le esigenze dei cittadini con una sana politica di riforma. E’ carismatico, comunica facilmente con la gente". Sul palco Renzi continua il suo assalto: "Qua non si tratta di chi è il più educato, non siamo il partito dei simpatici." Gli oppositori sfottono, dicono che Gori e Renzi hanno un filo diretto - l'iPhone, con cui ambedue sono costantemente collegati. Matteo sa usare magistralmente la lingua dei media moderni, dice Gori, e sul palco Renzi cita tempestivamente il Trattato per la libertà di informazione, secondo il modello statunitense: tutte le informazioni dalla linea del governo devono essere trasparenti, immediatamente accessibili/online. Quando dopo circa un'ora sulla porta del teatro lancia un "Adesso basta chiacchiere!", tutti vorrebbero un bis, proprio come successe 300 anni fa, quando si esibì qui il giovane Wolfgang Amadeus Mozart.
Renzi è l'enfant terrible della politica italiana. "Chi ha paura di Matteo Renzi," ha chiesto recentemente ad un ospite di primo piano un altrettanto noto conduttore televisivo durate un talk show. Così Renzi con un piccolo camper su cui spicca a caratteri cubitali la parola “Adesso”, scritta con un azzurro intenso, e in rosso acceso "Matteo Renzi", i colori del Partito Democratico americano, non quello italiano, ha già percorso 3500 km attraversando 19 province italiane, riempiendo ovunque teatri e piazze. "All'inizio non bastavano le sedie, non ci aspettavamo questo successo", spiega Veronique Orofino dalla squadra di Renzi. Non sono venuti solo i sostenitori del partito, ma anche gli elettori dalla destra. A Varese, roccaforte della Lega Nord, la sala era gremita. Proprio un bel grattacapo per il leader del PD Bersani, a cui Renzi ora fa concorrenza sul serio in qualità di candidato di punta. Il guru dei sondaggisti, Nicola Piepoli vede già in vantaggio il sindaco fiorentino. Il collega siciliano di partito di Renzi, Davide Faraone lo definisce uno tsunami che travolge gli alti vertici del partito. Questo secca moltissimo a Massimo D'Alema, 64 anni che ha minacciato i suoi compagni: "Se vince Renzi, il partito è finito"


L'Iphone di Matteo Renzi
Anche D'Alema è nel mirino di Renzi. Da un quarto di secolo, siede in Parlamento, è stato due volte Primo Ministro oltre che Ministro degli Esteri, segretario dei Giovani Comunisti, Segretario e Presidente di Sinistra Democratica e PD, è un abile tattico. Il politologo Galli della Loggia nel "Corriere della Sera" domenica ha condannato violentemente "gli alti vertici del partito che non perdono occasione per definire una possibile vittoria di Renzi come l'invasione degli Unni, e come un disastro. La loro arma di sempre: delegittimare il nemico".
Secondo i sondaggi, il PD è la più forte forza politica, nonostante o forse grazie a Renzi. La Lega s’indebolisce al nord dopo le dimissioni di Umberto Bossi. Il movimento di protesta "5 stelle"del comico Beppe Grillo, non rappresenta alcuna valida alternativa al governo. I partiti di centro-sinistra, come l’IDV (Italia dei Valori) e SEL (Sinistra e Libertà), sono ai ferri corti. L'Udc di centro è indeciso. La destra del PDL (Casa delle Libertà) si sta sfasciando dopo diversi scandali per corruzione, e anche a Padron Berlusconi, non viene in mente niente di meglio che considerare il pericolo Renzi come uno con “le nostre idee”. Anche il segretario della Lega Roberto Maroni manifesta simpatia per Renzi: "Mi piace, è importante per il rinnovamento della sinistra." Questo offre agli oppositori dello stesso partito di Renzi nuovi spazi per un attacco.

Il mezzo di trasporto ecologico di Matteo Renzi
"Salve, sono Matteo." Renzi entra per ultimo, chiude la porta del camper, si lascia cadere su una panchina, si rialza e fruga in un armadietto, torna con un’acqua minerale e una barretta di Kinder ai cereali. "Il mio elisir di lunga vita." All’interno del camper di Renzi: un fotografo e la portavoce, al volante un amico, seduto accanto Roberto Reggi organizzatore della campagna elettorale. "L'era Berlusconi è superata, vinceremo. Che male c’è se anche gli elettori di Berlusconi delusi vengono ai miei comizi?". Dice Renzi. "Rifiuto decisamente che la sinistra italiana resti arginata entro confini ideologici legati al passato. Anche la dirigenza del PD è molto conservatrice, anche se siamo un partito democratico. Abbiamo bisogno di ridefinire i valori del partito e del paese".
Renzi si interrompe, comunica urlando a Reggi l’argomento del prossimo comizio: "Voglio parlare di riforme!" Poi continua a parlare: "Tony Blair e Gerhard Schröder, l’Agenda 2010, ma anche i programmi comunitari, i modelli da seguire. La cosa più importante: Agire! Realizzare obiettivi politici, non rimandare sempre tutto! Solo così possiamo ottenere anche nuova credibilità in Europa. "Diminuzione della burocrazia e del debito, riduzione delle tasse questo è in cima alla lista. "Abbiamo bisogno di dare una pinta alla crescita, utilizzando anche i fondi europei, solo se sono usati correttamente. Dobbiamo concentrarci sui punti di forza in Italia ... la cultura, il turismo, l'ambiente. Occorre attuare la riforma del diritto del lavoro, vecchio di 40 anni. Portare avanti la tutela dei lavoratori è un grosso problema, vale solo per quei pochi, che hanno un lavoro sicuro. "Non c'è da stupirsi che i compagni siano terrorizzati. "Perché?", chiede Renzi. "Bersani fa politica sindacale, ma il partito deve perseguire obiettivi politici."


Il "Vecchio" e il Giovane del PD
Durante questo viaggio di fine estate, attraverso la Pianura Padana di fine estate, da Mantova a Cremona, obiettivo del prossimo comizio elettorale, alcuni motociclisti suonano il clacson e sorpassano. "Succede spesso." Renzi non riesce a nascondere il suo orgoglio. Durante una sosta in una stazione di servizio gli ospiti salutano. Disponibilità verso le esigenze dei cittadini, questo piace al sindaco. "Ogni sera scrivo un diario. Quello mi dice che la gente, influenzerà il nostro programma." Renzi poi si paga il caffè proprio come se fosse il padrone di casa. "Ho eliminato tutte le auto aziendali. Il consiglio provinciale della città di Firenze ha solo due veicoli di servizio, entrambi frutto di donazioni, auto elettriche."
Renzi ama le decisioni veloci. "Sono riuscito ad un solo mese dal mio ingresso come sindaco a trasformate parte del centro storico in zona pedonale, dopo più di 40 anni di discussioni." Egli è riuscito a garantire un’urbanizzazione cittadina in cambio della creazione di ampi spazi verdi. «Cosa vogliamo lasciare ai nostri figli, condomini o spazi verdi?" Ha ridotto la spesa pubblica, ma anche le tasse.
"Allo stesso tempo, aumentando la spesa per la cultura, il turismo è cresciuto di quasi il dodici per cento nonostante la crisi. Crisi come opportunità, forse abbiamo bisogno di riflettere”. Questo probabilmente è anche il motivo del suo successo personale: "La grave crisi in Italia ha messo in allarme i cittadini. Quindi forse vogliono finalmente nuovi politici." Solo quando si parla dei problemi pratici dell’Italia il giovane candidato si trova in difficoltà. Il grande problema del sud sotto-sviluppato, preda della mafia, lo risolve facilmente con una richiesta di cambiamento culturale. Ma che cosa può fermare Renzi? Mario Monti, ad esempio Inaspettatamente, il Primo Ministro ha dichiarato, che potrebbe essere necessario ritornare al governo una seconda volta. Si potrebbe formare una grande coalizione, portando con sé molte forze politiche ed economiche. Davide contro Golia? Renzi non si spaventa: "Se vinco le primarie, allora posso governare anche l'Italia!"

Il camper di Matteo Renzi in tour per l'Italia





Criminali di guerra in Italia

Kriegsverbrecher in Italien
Der lange Schatten eines Massakers

 
di Hermann G. Abmayr
Pubblicato in Germania il 16 ottobre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli

La scrivania di Carlo Gentile è cosparsa di documenti in lingua tedesca, italiana e inglese, cartelline e libri. Anche sul tavolo del PC dell’ufficio non c’è più spazio. Gentile ci riceve nella piccola biblioteca in fondo al corridoio. Si alza spesso per andare a prendere dal suo ufficio documenti provenienti dall’Italia e dall’estero, conservati nei suoi archivi.

Lo storico Carlo Gentile
Gentile è un noto storico presso l’università di Colonia. Alcuni suoi scritti sono presenti in copia negli schedari di Bernard Häußler, Procuratore Generale presso la Procura di Stoccarda, nel Baden-Württemberg, che, oltre a rivestire altri incarichi si occupa anche della caccia ai criminali nazisti. Gentile aveva messo a disposizione della giustizia di questo Land alcuni suoi documenti, con la speranza di agevolare le indagini su uno dei più efferati crimini di guerra compiuti dai tedeschi in Italia. Un atroce delitto che in Italia è già stato passato in giudizio ma che in Germania non è stato ancora punito.
La vicenda fa rabbrividire. Nell’estate del 1944, l’occupazione tedesca in Italia diventa sempre più difficile. Gli alleati e i partigiani costringono [l’esercito] a una parziale e precipitosa ritirata. L’8 agosto alcuni partigiani catturano numerose pattuglie armate di SS, che come succedeva spesso si vendicano e quattro giorni dopo danno la caccia agli abitanti e ai profughi del paesino di Sant’Anna di Stazzema, che lì speravano di essere al sicuro. Sono donne, bambini e anziani. Quando i tedeschi abbandonano il paese, dopo qualche ora, lasciano dietro sé centinaia di cadaveri sul terreno o tra le macerie delle loro case – crivellati da colpi di mitragliatrice, mutilati, bruciati. Tra questi più di cento bambini, di cui il più piccolo ha solo 20 giorni.

I bambini di Sant'Anna di Stazzema

Per anni nessuna spiegazione sull’eccidio in Italia
L’italiano Carlo Gentile in qualità di perito si occupa dagli anni ’90, collaborando con le autorità di giustizia italiane, canadesi e tedesche, dei crimini compiuti dai tedeschi in Italia, tra cui il massacro di Sant’Anna di Stazzema.
Se ne occupa da dieci anni anche Bernard Häußler. Il giurista di Stoccarda e lo storico italiano si sono incontrati solo una volta a Colonia, circa dieci anni fa a Ludwigsburg in occasione dell’apertura in Germania del processo contro i crimini nazisti. “L’autorità competente mi aveva allora invitato a una conferenza riservata ad una cerchia ristretta di persone”, racconta Gentile, che però non ha mai ricevuto da Stoccarda un incarico ufficiale di esperto.
La giustizia tedesca per decenni non si è mai occupata dei crimini compiuti in Italia dalle SS, dall’esercito o dalla polizia. E la stessa cosa vale in parte per l’Italia. Il governo italiano non volle aggravare, con la vicenda dei crimini nazisti, la già controversa questione del riarmo della Germania occidentale e la prevista adesione alla NATO. Inoltre non sembrava interessata, “a dare una soluzione a crimini che risalivano ai tempi del dittatore Benito Mussolini”, dice Gentile.
Nel 1994 furono ritrovati, nelle cantine della Procura Militare Generale a Roma, documenti riguardanti indagini svolte sui crimini di guerra, lasciati agli italiani dagli alleati.“L’armadio della vergogna ”, (Schrank der Schande) così fu battezzato il luogo del ritrovamento. Le autorità centrali di Ludwisburg lo vennero a sapere due anni dopo, ma le indagini si sono svolte solo in Italia.
La giornalista Christiane Kohl citò nel 1999 nel Süddeutsche Zeitung i nomi dei possibili criminali. „Eravamo un po‘ crudeli allora“, confessò l’ex SS Horst Eggert, che abitava a Weil der Stadt, a 30 km da Stoccarda. “L’interesse del pubblico si rivolse quindi a questo e altri articoli” racconta Carlo Gentile. ”A quel tempo non funzionava nulla senza l’influenza dei media”. All’inizio del 2002 l’Ufficio Centrale [per i crimini di guerra nazisti] avvia un procedimento giudiziario, che si conclude nell’autunno dell’anno stesso, affidando il caso a Bernard Häußler. Il suo diretto superiore era Ulrich Goll (FPD) Ministro della Giustizia dal 2004 al 2011. Anche lui si occupò più volte di Sant’Anna.


Otto criminali di guerra su diciassette ancora in vita
Nel 2005 un tribunale di La Spezia condanna all’ergastolo i dieci tedeschi accusati di aver preso parte all’intenzionale massacro di civili. Nessuno delle ex SS era presente, dato che la Germania, secondo la normativa vigente, non aveva l’obbligo di estradizione.
„La sentenza de la Spezia bastò per scatenare il ragionevole sospetto di reato, sufficiente per un atto d’accusa”, dice l’avvocato Gabriele Heinecke di Amburgo, che rappresenta in giudizio Enrico Pieri, uno dei sopravvissuti al massacro. Intanto delle 17 ex SS colpevoli del fatto ne restano ancora in vita solo otto.
Nel luglio di quest’anno, la sezione regionale dell’Ufficio Indagini Criminali, emette il suo rapporto conclusivo. Subito dopo vengono pubblicati in un libro i risultati della ricerca di Marco Gentile sul ruolo dell’esercito tedesco e delle SS in Italia. Bernard Häußler avrebbe avuto già allora, la possibilità di prendere in considerazione e valutare l’utilità del recente lavoro di ricerca. Non sappiamo se l’ha fatto e con quali risultati, poiché non era ancora in grado di partecipare a una riunione informativa con il nostro quotidiano.
All’inizio di ottobre, in un comunicato stampa di 14 pagine Häußler ha comunicato l’archiviazione del processo. La motivazione: non sarebbe ravvisabile negli accusati ne’ il reato di assassinio, ne’ quello di concorso in omicidio. La SZ ha potuto prendere visione del documento di 150 pagine che racchiude le motivazioni solo dopo dieci giorni. In seguito il ministero della giustizia ha dato disposizioni alle autorità di rendere l’intero documento completamente anonimo.

In Italia condannati, in Germania assolti
“La sentenza di La Spezia è stata confermata, fino all’ ultimo grado, mentre in Germania un processo non supera neanche il primo” racconta in breve Carlo Gentile. L’archiviazione del processo è stata quindi accolta in tutta la penisola come un affronto. Persino il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha manifestato il suo dissenso. Inoltre gli italiani non hanno dimenticato, che il governo tedesco non si è ancora espresso in merito a un indennizzo in favore dei sopravvissuti alla strage.
La vicenda di Sant’Anna quindi è diventata un caso politico che riguarda tra l’altro il ministero degli esteri a Berlino e il ministero della giustizia del Baden-Württemberg. Il ministro per la giustizia Rainer Stickelberger (SPD) nel frattempo dà disposizioni al proprio dipartimento di verificare l’archiviazione del processo. Stephan Brau (SPD) e Stickelberger si sono occupati del caso già anni fa, quando erano deputati regionali. Braun si è rivolto più e più volte al ministro della giustizia Ulrich Goll denunciando pubblicamente alla Procura un ritardo procedurale. Anche Rainer Stickelberger ha avuto a che fare con la vicenda, visto che viveva a Rümmigen vicino Lörrach, stesso distretto elettorale dove ha vissuto Georg Rauch (anno di nascita 1921) una delle ex SS imputate.
In contrasto con i giudici italiani, la procura di stato di Stoccarda è del parere che non sarebbe dimostrabile con certezza che si tratti di “massacro premeditato e ordinato con l’intento di commettere una strage di civili”, esiste anche la possibilità, che lo scopo dell’attacco fosse il risultato della lotta contro i partigiani nell’intento di raccogliere manodopera umana da destinare alla deportazione in Germania”. Mentre in Italia si esclude l’ipotesi di un’azione spontanea generata da rabbia e vendetta, chiarisce Bernhard Häußler, [secondo lui] allora è possibile, che la fucilazione fosse stata ordinata solo quando, era chiaro che il risultato “della lotta contro i partigiani e della deportazione di uomini come forza lavoro” non sarebbero andate a buon fine.
John Demjanjuk
Lo storico ribatte al procuratore
Gentile non considera attendibile dal punto di vista storico questa spiegazione. “I massacri erano organizzati nei minimi particolari seguendo una severa strategia militare” e questo vale anche per la vicenda di Sant’Anna. L’esecuzione del massacro sarebbe stata considerata scontata per gli alti vertici della divisione “Reichsführer-SS”, che avevano preso a modello le rappresaglie contro i partigiani e i massacri di ebrei portati a compimento nell’Europa dell’Est, come ad esempio nel 1941 nella Bielorussia o nel 1943 a Varsavia. Gentile non è l’unico a ritenere valida questa valutazione, ribadita già anni fa dallo storico Lutz Klinkhammer e soprannominata “metodi orientali”.
Carlo Gentile è a conoscenza di altri processi in Germania nei confronti di criminali nazisti, come la vicenda del massacro nel paesino toscano di Falzano di Cortona, a cui collaborò nel 2009 in qualità di perito. Allora i tribunale regionale di Monaco I aveva condannato al carcere a vita per omicidio plurimo Josef Scheungraber. Il comandante della compagnia militare aveva ordinato, l’uccisione di civili innocenti come ritorsione per un attentato di matrice partigiana. Se non si tiene conto del numero inferiore di vittime, è un massacro paragonabile a quello di sant’Anna.
Se la procura bavarese avesse trattato questa vicenda con gli stessi criteri di quelli adottati a Stoccarda, non si sarebbe arrivati alla denuncia. Lo stesso vale per John Demjanjuk. Il tribunale di Monaco II nel 2011 inflisse una pena detentiva di cinque anni per concorso in omicidio, all’ex guardiano del campo di concentramento di Sobibor, anche se non poteva essergli attribuita direttamente nessun’azione criminale. A differenza della divisione “Reichsführer SS” Demjanjuk non aveva perseguitato civili, ma avendo combattuto in precedenza come soldato sovietico, fu reclutato tra i prigionieri di guerra come guardiano. Il tribunale lo considerò alla fine un “ingranaggio della macchina di distruzione”.
„Non sono un avvocato“ dichara tranquillo Gentile. “per me non è importante che vadano in prigione persone anziane”, Ciò che conta è che per quanto possibile si giunga a una verità storica”. Lo stesso vale per Sant’Anna. Lo storico si augura che un tribunale tedesco appoggi almeno la possibilità di una sentenza.
Anche l’attivista Gabriele Heinecke confida in questo soluzione. Ha recentemente presentato ricorso contro l’archiviazione del processo, richiedendo con forza una denuncia, con la speranza che almeno si arrivi a poter dimostrare la completa colpevolezza di Gerhard Sommer comandante della compagnia, tutt’ora in vita e residente ad Amburgo. Heinecke consiglia il ministro della giustizia di attendere le motivazioni del suo ricorso, prima di prendere la decisione di una denuncia. Se non lo facesse, sarebbe “una vergogna per la giustizia del Baden-Wüttemberg” dice l’avvocato.

Josef Scheungraber


19 ottobre, 2012

L’incompiuta Salerno Reggio Calabria finisce nel lato oscuro del potere


Unvollendete A3 endet auf dunkler Seite der Macht

di Rachel Donadio
Tradotto da Claudia Marruccelli, Valeria Lucchesi e Elena Aquani per Italia dall'Estero e il Fatto Quotidiano
Pubblicato in Germania il l'11 ottobre 2012



Il lavori di costruzione della A3, che va da Salerno a Reggio Calabria, durano da decenni ed è soprattutto la criminalità organizzata a trarne vantaggio. Un esempio di come i fondi europei possano consolidare strutture corrotte.

Iniziata negli anni ‘60, l’autostrada italiana A3 inizia poco lontano da Napoli, vicino a Salerno e termina 480 chilometri più a sud, diventando una strada secondaria nel bel mezzo di Reggio Calabria, il capoluogo. A circa 50 anni di distanza la realizzazione dell’A3 ancor oggi non è stata portata a compimento.
In numerosi punti l’autostrada si riduce a due sole carreggiate con un percorso a ostacoli fatto dai cantieri stradali. Cavalcavia a due campate si allungano pericolosamente sui burroni, mentre l’acqua piovana filtra nelle gallerie senza illuminazione, in cui le auto che passano vengono colpite da pezzi di cemento o altri materiali da costruzione. Non esistono opere simili a quest’autostrada del sud Italia che rappresentino in modo così emblematico il fallimento dello stato italiano. Alcuni detrattori la definiscono il frutto marcio di una “cultura basata sui posti di lavoro in cambio di voti” che, alimentata dalla criminalità organizzata, ha frodato sistematicamente lo stato, indebolendo i cittadini e isolando geograficamente e politicamente la Calabria.

Lavori in corso e maltempo sulla A3

Simbolo dei timori dei paesi del Nord Europa
L’autostrada rappresenta anche i timori di alcuni paesi del Nord Europa che fanno parte della zona euro: lo sviluppo di un sistema di trasferimento, in base al quale il nord appoggia un’Europa del Sud bloccata e in cui troppo spesso le sovvenzioni spariscono finendo nei favoritismi e nella corruzione, mentre ai governi locali sembra mancare la capacità o la volontà di fare qualcosa per impedirlo.
L’autostrada incompiuta dimostra che i sussidi erogati in passato non sono stati destinati agli investimenti auspicati per il futuro.
Questo alimenta i dubbi sulla validità di simili aiuti finalizzati a consentire all’Europa del sud di uscire dall’attuale crisi economica.


Viadotto sulla Salerno Reggio

Il denaro finisce alla mafia
In Italia l’uso improprio dei fondi europei “ha arrecato enormi danni, dato che sono stati utilizzati in maniera scorretta e quindi, secondo alcuni giudici, hanno favorito anche la criminalità organizzata” sostiene Sergio Rizzo, coautore di successi editoriali sulla corruzione politica. Da quando in Europa si discute di favorire la crescita economica, i funzionari europei raccomandano con sempre più enfasi una maggiore responsabilità.
“Più i fondi europei vengono considerati un viatico per la crescita, come espediente per uscire dalla crisi economica, più occorre intensificare i controlli” sono le parole di Giovanni Kessler, capo dell’ufficio dell’UE per la lotta antifrode.
Dal 2000 al 2001 l’Italia ha ricevuto più di 47.7 miliardi di euro, finalizzati al consolidamento delle infrastrutture e per l’agricoltura in alcune regioni. La maggior parte è stata in sostanza destinata al sud del paese, che ora non può vantare altro se non un’autostrada completata solo in parte.


Inaugurazione dei nuovi lavori

Risanamento della A3 dal 2001
L’Italia ha iniziato il risanamento della A3 sin dal 2001, con l’inserimento di un’ adeguata corsia di emergenza. Da allora sono stati investiti nel progetto quasi 7.6 miliardi di euro. Dopo che la magistratura italiana ha messo in luce numerose prove di frode, le autorità europee quest’estate hanno imposto al paese di far confluire in altri progetti i 389 miliardi stanziati dall’Europa per l’autostrada.
Percorrendo la A3, si può allo stesso tempo percorre il lato oscuro della recente storia italiana. Una storia in cui un misto di corruzione e clientelismo ha contribuito a incrementare la seconda montagna di debiti d’Europa, misurato sul PIL.
La A3 è la principale arteria stradale in una regione in cui manca l’alta velocità ferroviaria e la disoccupazione arriva al 20 percento.


Traffico autostradale a 2 corsie di marcia sulla A3

Sguardo sul lato oscuro della storia italiana
Si passa per Rosarno con le sue squallide case di cemento ancora da ultimare, un territorio noto per i problemi legati agli stranieri presenti sul territorio. Si passa la città portuale di Gioia Tauro, dove le tombe del cimitero sono tenute quasi meglio di certe case.
Il porto è noto alle autorità come punto di arrivo della maggior parte della cocaina proveniente dal Sudamerica e diretta in Europa.
Da quando è stata inaugurata la A3, si sono succedute tre generazioni di aziende in subappalto, nominate da personaggi politici di altrettante generazioni. Dal 2000 sono state arrestate centinaia di persone, coinvolte nei cantieri dell’autostrada, per lo più accusati di corruzione ed estorsione.


Eterni lavori in corso

Strutture mafiose
La Calabria è soggiogata dalla ‘Ndrangheta, considerata dalle autorità come l’organizzazione criminale più pericolosa. “Le grandi opere pubbliche attirano l’interesse della ‘Ndrangheta“, afferma il magistrato Roberto di Palma, che ha presieduto due processi per corruzione legati all’A3.
Esistono stretti legami tra la criminalità organizzata e i politici locali. Recentemente il governo italiano ha addirittura ordinato lo scioglimento del Consiglio Comunale di Reggio Calabria per contiguità con la mafia e ha commissariato l’amministrazione comunale. Secondo il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, tra l’altro, non si è indagato abbastanza sui rapporti che legherebbero appalti pubblici e malavita. Solo lunedì sono stati arrestati 3 dei 51 membri della giunta regionale calabrese con l‘accusa di concorso in associazione mafiosa.

Mancanza di responsabilità
Per molti aspetti la Calabria spiega la mancanza di responsabilità all’interno dell’EU. La commissione europea, diversamente dal Fondo Monetario Internazionale, non sarebbe in grado di stabilire le condizioni per l’assegnazione di crediti, dice Massimo Florin, docente di economia presso l’università di Milano. Inoltre mancherebbe il potere di un’autorità di controllo che sorvegli le uscite. In Calabria, questa situazione è stata un chiaro invito alla corruzione. In uno dei tanti processi legati all’A3, gli accusatori hanno spiegato che non meno di una dozzina di cosche della ‘Ndrangheta ha elaborato “un accordo di pace” per spartirsi lavoro e tangenti.


La regola del 3 %
In un altro processo, in cui sono state condannate 22 persone per concorso in associazione mafiosa e per altri reati, gli accusatori, esaminando uno dei sei più grandi cantieri dell’autostrada, hanno trovato ampie prove della cosiddetta “regola del 3 %“. Ciò vuol dire che i subappaltatori chiedono allo stato un 3 % in più che poi finisce nelle tasche delle cosche.
E’ stato addirittura documentato come le famiglie mafiose decidano gli appalti e stabiliscano chi deve essere assunto – spesso si tratta di amici e parenti. Nel corso degli anni sono stati assunti circa 6000 lavoratori da centinaia di subappaltatori.
“Il sud è una terra di lavori mai terminati, poiché un lavoro finito non frutta più”, dice Aldo Varano, giornalista e autore di diversi libri sulla Calabria.


Frana su un  tratto autostradale della A3

Il problema sta nel sistema politico
Ma il problema va oltre la corruzione. E‘ insito nel cuore del sistema politico di molti paesi dell’Europa del sud, nella tradizione che prevede che i politici offrano lavori statali ai cittadini in cambio di voti. “Il sud un tempo era un serbatoio di manodopera che negli anni ’70 ha subito un cambiamento diventando un gigantesco bacino di consensi elettorali“, dice Varano. Si riferisce ai voti della Calabria che hanno aiutato tutti i governi degli ultimi 25 anni a restare al potere. Per assicurarsi questi voti, i governi hanno dovuto sborsare soldi, “non per investimenti e sviluppo, ma in modo clientelare.“



Ormai senza fiducia
Secondo la società italiana autostrade, nei lavori dell’ A3 sono stati sempre impiegati circa un migliaio di lavoratori, ma negli ultimi tempi, percorrendo l’autostrada, si intravedeva a fatica una manciata di operai. Pochi sono i calabresi che nutrono ancora fiducia nel loro governo e che credono che l’A3 sarà un giorno completata. Eppure non è tutto così desolante. Oggi 270 chilometri dei 500 totali sono stati risanati e circa 400 chilometri sono percorribili. Gli ultimi 120 chilometri, dicono le autorità, dovrebbero essere terminati entro la fine del 2013. A Roma Fabrizio Barca, ministro per la coesione territoriale, afferma che per lungo tempo sono stati stanziati pochi fondi per il sud. “In Calabria la situazione è particolarmente problematica”. Alla domanda se lì abbia alleati politici, cambia espressione e conclude così: “Diciamo che il rinnovamento del sud non partirà dalla Calabria”.

16 ottobre, 2012

L'addio infinito di Silvio Berlusconi

Der endlose Abschied des Silvio Berlusconi

di Jörg Bremer
Pubblicato in Germania il 9 ottobre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli per Italia dall'Estero
L'ex primo ministro italiano ha nuovamente annunciato il suo ritiro. Pensa di fare sul serio stavolta?

l'ex Presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi ha annunciato ancora una volta, forse, il ritiro della propria candidatura alla presidenza del suo partito "Popolo della Libertà" (PdL). Inizialmente, il segretario generale del partito di Berlusconi, l'ex ministro della Giustizia Angelino Alfano, aveva solo accennato alla notizia. Per evitare la formazione di una coalizione "di sinistra" e per aprire la strada ad "una coalizione di centro destra”, Berlusconi potrebbe decidere nel 2013 di rinunciare alla sua candidatura, ha detto in un incontro con il capo del’UDC Pier Ferdinando Casini. Questi ha reagito senza particolare entusiasmo: Berlusconi ha già annunciato le sue dimissioni in diverse occasioni. Conosciamo i suoi tira e molla. Il "Popolo della Libertà" è allo sfascio.
Finora, era sembrato che Alfano, il giovane, segretario generale, nato nel 1970, avesse voluto sfruttare così l'assenza del vecchio, per la sua generazione. Da molte regioni d'Italia durante questa settimana sono giunte notizie di corruzione e appropriazione indebita, in cui è coinvolta la maggior parte dei politici sponsorizzati da Berlusconi. Il “Popolo delle Libertà” indebolito da questi scandali vorrebbe sbarazzarsi volentieri di questa eredità.
Berlusconi stesso ha voluto di persona dire la sua. Martedì scorso, l'ex primo ministro ha ribadito in un'intervista le parole di Alfano e ha detto che aveva già detto in precedenza che avrebbe rinunciato a una candidatura, se "questa fosse stata di intralcio ad un’opposizione unita contro la sinistra". Non ha detto altro, né ripetuto il giuramento di novembre 2011 di non volersi mai più ricandidare, ne’ [ha speso] una buona parola per Alfano, suo ex ministro per la giustizia, a cui aveva affidato il posto di segretario. Berlusconi non ha escluso di dare il proprio appoggio per un secondo mandato dell'attuale primo ministro Mario Monti, se nonostante tutti i tentativi del suo partito non si giungesse a una maggioranza per un governo stabile. Forse Berlusconi non vuole candidarsi, ma certo vuole rimanere nella mischia.


Il novellino Renzi sta diventando una starPer il momento Berlusconi ha solo provocato Casini con il suo vago annuncio di ritiro. L'Udc ha intenzione, insieme al gruppo del presidente della Camera Gianfranco Fini e ad un famoso imprenditore indipendente di formare una "lista civica" di centro, a sostegno di un secondo mandato di Monti. A ciò si aggiunge la proposta di Casini di un'alleanza elettorale con il Partito Democratico (PD) di Pier Luigi Bersani. In tal modo il "Popolo della Libertà" verrebbe messo in minoranza.
Ma Bersani e il suo partito, attualmente la forza politica più potente del paese, secondo i sondaggi, rende le cose difficili a Casini: Bersani non vuole affidare la partnership al presidente della regione Puglia Nichi Vendola con il piccolo gruppo dei socialisti e SEL (Sinistra Ecologia Libertà). Vendola è contrario alla continuazione del governo Monti. Anche il Partito Democratico non rende le cose facili a Casini, perché deve ancora chiarire chi guiderà il partito nella campagna elettorale. Con Bersani Casini avrebbe problemi causa del suo orientamento a sinistra.
Se, tuttavia, l’ala democristiana del sindaco di Firenze, Matteo Renzi dovesse vincere nel mese di novembre le primarie del PD, non ci sarebbe alcuna controversia tra fazioni - ma per Casini non sarebbe molto divertente: il nuovo arrivato Renzi, sta svolgendo con successo il suo tour elettorale, girando l’Italia in camper, e per l’affermato ex Presidente della Camera Casini arrivare secondo in questa alleanza, sarebbe uno smacco.

Il partito di Berlusconi sembra essere agli sgoccioli

Berlusconis Partei scheint am Ende

di Birgit Schönau
Pubblicato in Germania il 26 settembre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli per Italia Dall'Estero

Fotografo di fiducia, infermiere private​​, feste di dubbia moralità: i politici regionali del PDL fanno notizia. Ma questo è solo una parte del problema.


Martedì scorso, Silvio Berlusconi per la prima volta ha preso il treno per andare da Milano a Roma. L’ex-primo ministro italiano non aveva ottenuto il permesso di atterrare con il suo jet privato all'aeroporto di Roma. Il viaggio è stato abbastanza confortevole, ha dichiarato Berlusconi poco dopo, "ma è un po’ diverso rispetto all’aereo." Il viaggio in treno Milano-Roma dura tre ore, il volo è solo di poco più veloce. Berlusconi, per la prima volta in decine di anni, ha fatto qualcosa che da tempo non rientrava più nelle sue abitudini. Ha usato un mezzo pubblico di trasporto, come un cittadino qualsiasi.

I soldi dei contribuenti usati per dissoluti festini
Un segno dei tempi? A Roma il consiglio regionale del Lazio caduto in disgrazia, si è recentemente dimesso, il Pdl, partito di Berlusconi, era la principale componente del consiglio. Un'enorme ondata di scandali ha spazzato via la coalizione di destra che, per due anni, ha sperperato in modo talmente disinvolto i soldi dei contribuenti, che alla fine persino il fondatore del partito ha dovuto condannare la vicenda e appena sceso dal treno ha dichiarato di voler chiedere una riforma del finanziamento dei partiti. Mentre i politici locali hanno fatto la bella vita, ospedali e scuole della regione Lazio, che conta cinque milioni di abitanti, vanno in rovina. Roba da manuale del berlusconismo: l'interesse personale prevale sul bene comune. Fermo restando che lo stesso Maestro almeno pagava di tasca propria le sue famigerate feste – per i banchetti di dubbio gusto che la “fanteria” di Berlusconi ha organizzato in provincia, con tanto di farsa in costume stile Nerone e Caligola, o persino per una festa in maschera travestiti da maiali, però, ha dovuto pagare il contribuente. Perché il denaro non bastava mai, nonostante lo stipendio dei consiglieri si aggiri intorno ai 200.000 euro annui.


Un fotografo di fiducia e infermiere privateAnche se il consiglio regionale si riuniva solo occasionalmente, gli aumenti delle retribuzioni per i 71 deputati arrivavano ​​con regolarità. Recentemente i consiglieri si sono approvati un finanziamento annuo di 14.000.000 €. Il capogruppo consiliare Pdl avrebbe intascato 1,3 milioni. Chi non è riuscito a salire sul carro, ha falsificato alcune fatture e le ha addebitate al partito, che ha accolto ogni tipo di spesa richiesta, a partire da pernottamenti in alberghi fino a cene di lusso a base di ostriche e champagne.
lla fine un gruppo consiliare che non era nemmeno in grado di organizzare un corretto smaltimento dei rifiuti nella regione, è costato ai cittadini 140 milioni di euro l'anno, il doppio del consiglio regionale della Lombardia, la più grande regione d’Italia. Solo il fotografo di fiducia della presidente regionale, ora dimessa, è costato 75.000 euro l’anno, così come pure due infermiere nella clinica universitaria romana.
Lo scandalo del Lazio ha portato alla luce il grande vuoto ideologico e personale del centro-destra, il cui unico e solo obiettivo era quello di curare i propri interessi. Per anni è andata avanti così, senza che dall’opinione pubblica, per così dire all’ombra di Berlusconi, si levasse un grido d’indignazione. Proprio perché era l'ex premier, fonte principale di una serie continua di scandali, il suo entourage ha potuto operare quasi inosservato e in gran parte indisturbato.
E ovviamente non solo nel Lazio. In Lombardia il presidente regionale, uomo di fiducia di Berlusconi, è in odore di corruzione, anche il governatore del Pdl in Campania è indagato dalla procura, sospettato di appropriazione indebita. Anche in Sardegna e nel Veneto il gruppo consiliare di destra è accusato di sperpero, così come in Piemonte. Ma anche a Palermo, dove i partiti di centro sinistra appoggiano il governo regionale, la Procura della Repubblica martedì ha aperto un procedimento per appropriazione indebita di fondi pubblici. In Sicilia, regione fallita a causa della precedente amministrazione regionale, a fine di ottobre si svolgeranno le elezioni anticipate.
Il partito di Berlusconi sembra agli sgoccioli non solo nel Lazio. I sondaggi sono chiari - il PDL alle prossime elezioni può a malapena sperare in un 20% di consensi. Tranne forse se le due fazioni componenti del partito si separassero nuovamente: quella di Berlusconi, Forza Italia, e la post-fascista di Alleanza Nazionale.


Monti non ha intenzione di candidarsi
La Sicilia sarà il primo banco di prova. Entro aprile, anche il Parlamento italiano andrà alle elezioni. Berlusconi è ancora incerto se candidarsi di nuovo. Più di recente, anche Mario Monti è stato messo in gioco. Secondo il partito di centro UDC, il presidente del consiglio, non legato ad alcun partito politico, dovrebbe guidare un governo di coalizione e anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano preferirebbe questa soluzione: Monti succede a Monti, visto che in politica non vi è altra alternativa al professore. Né a destra né a sinistra, dove il PD, il principale partito, come al solito ha più noie al suo interno che nel superamento della crisi economica del paese.
Tuttavia Monti ha dichiarato recentemente che non intende candidarsi. "Sono senatore a vita, quindi non mi candido", ha detto al canale americano CNN. La politica deve ritornare a governare, "si spera con maggiore responsabilità e maturità." Forse Mario Monti, sorveglierà da una posizione superiore - come presidente della Repubblica, poiché anche Giorgio Napolitano, che gode di stima e fama in tutto il mondo, concluderà il suo mandato la prossima primavera.

10 ottobre, 2012

A Roma non si mangia per strada

Essensverbot in Rom - Kein Picknick mehr in der Altstadt


Pubblicato in Germania il 9 ottobre 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli

Effetto Mario Monti? Ironia della sorte, nella caotica Italia ritornano le buone maniere e la disciplina. Roma ha vietato la consumazione di bevande e cibo, o comunque il pranzo a sacco nelle zone monumentali.

 Italia, il paese in cui regna un simpatico caos: i semafori rossi servono a poco, il confuso e movimentato traffico funziona comunque. Un pizzico di ritardo e rifiuti per le strade fanno semplicemente parte del tutto. Questa è l’Italia per molti. Ma in numerose zone, regna già da tempo una certa disciplina di stile teutonico - le regole della buona educazione diventano più rigide. I turisti a Roma rischiano multe salate se mangiano la pizza davanti al Colosseo o a Piazza di Spagna – o almeno se lo fanno seduti.
In Italia la necessità di pulizia e buone maniere si fa sempre più impellente. E questo non dipende dal sempre molto corretto primo ministro Mario Monti, che molti primi cittadini non vedono di buon occhio. In alcune città sono già in vigore pesanti multe per chi getta per terra con noncuranza mozziconi di sigaretta, in ogni caso il divieto di fumo nei ristoranti in Italia è stato istituito prima della Germania. Nelle chiese i visitatori troppo poco vestiti a volte ricevono una specie di sacco da indossare, al fine di entrare coperti in maniera decorosa.
Mesi fa, è iniziata a Roma una campagna per rendere più ordinata la zona intorno al Colosseo. Il comune ha vietato la presenza delle comparse vestite da gladiatori, che si fanno fotografare con i turisti per denaro. Anche le bancarelle di souvenir dovrebbero essere bandite intorno ai sia riuscito del tutto.


Avanzi di spuntini e bevande rovesciate
"Nella zona del centro storico di Roma, dove l'afflusso di turisti, visitatori e cittadini è particolarmente sostenuto, si verificano episodi che sono in contrasto con le più elementari regole di buona creanza", si legge nella dichiarazione del sindaco Giovanni Alemanno. Si tratta del consumo di cibo e bevande sulle gradinate delle piazze, vicino ai monumenti e accanto alle fontane.
Spesso vengono gettati o versati per terra ogni tipo di resti di spuntini e bevande, che possono provocare scivolate o cadute. Il decreto emesso ai primi di ottobre in particolare vieta di mangiare e bere seduti [per strada].
Quindi, quanto meno, è ancora consentito mangiare in piedi, chiariscono i vigili urbani. In primo luogo, le buone maniere richiedono di non mettersi a sgranocchiare uno spuntino davanti a un monumento, e in secondo luogo, se si resta seduti si possono lasciare i rifiuti molto più facilmente. Un impenitente Danese ha già pagato una multa di 50 euro, dice una funzionaria.
Nel Foro Romano, una famiglia dal Perù è seduta sulle resti archeologici, la mamma lecca un gelato. "Siamo entrati con il gelato in mano - nessuno ha detto niente», dice la figlia Maria sorpresa. Nei pressi del tempio di Vesta pochi passi più in là,un paio di signore polacche consumano panini fatti in casa. "Non ci credo", dice una delle due con decisione quando le comunicano del divieto. "Avrebbero dovuto almeno scriverlo da qualche parte".
Nella biglietteria si dice, che il cibo al Foro Romano è sempre stato proibito. Questo vale nei musei di tutto il mondo. Bere è consentito. Così qui e là tra i resti di epoca romana restano abbandonate bottiglie di plastica vuote. A 40 gradi in estate fare una visita turistica di svariate ora senza bevande è quasi impensabile.


Il divieto non vale solo per i turisti
Intorno alle zone turistiche si vendono a bizzeffe panini e coca cola, nonché pizza e gelato da passeggio. "Sarebbe meglio agire contro gli abusivi", si lamenta un’ambulante. "Io pago le tasse - e quelli non sono nemmeno registrati." La lotta contro i venditori ambulanti ovviamente non dà alcun segno tangibile di successo.
Anche a Piazza San Pietro il cibo non è visto di buon occhio. Lì però ci sono regole diverse, perché siamo nello Stato del Vaticano. Ma alla fine, si tratta di un luogo religioso, dice un funzionario di polizia. Chi non sono in grado di resistere alla fame, dovrebbe almeno andare sotto i portici che circondano la piazza.
Anche se l’ordinanza del divieto di cibo e bevande non è nuova, sta causando scalpore nella Città Eterna. Si sarebbe dovuto rinnovare il divieto scaduto con qualcosa di più drastico. Tale divieto si applica non solo ai turisti. "Mi hanno già fermato due anni fa", ha detto un’assistente turistica. Aveva mangiato un panino a Piazza Navona, nei pressi al suo posto di lavoro. In piedi, in realtà è consentito. "Mi sono sentita male, era la mia pausa pranzo."