27 luglio, 2012

A Roma, guerra ai gladiatori e ai venditori ambulanti

Rom kämpft gegen Straßenhändler und Gladiatoren

Pubblicato in Germania il 20 luglio 2012
Di Elisa Britzelmeier
Traduzione di Claudia Marruccelli



Tutti i turisti che vengono a Roma li conoscono: sono gli innumerevoli commercianti ambulanti, i venditori dele bancarelle di bibite e panini e gli artisti di strada, ma per la capitale sono una spina nel fianco, in particolare i “gladiatori” che stazionano di fronte al Colosseo.

 “Cheap price, bella foto, come and see” la voce imperiosa di un antico romano in uniforme, con tanto di elmo e parastinchi, echeggia così alle orecchie dei turisti. Sembra venuto fuori da un libro di storia illustrato o da un fumetto di Asterix.
Sono proprio questi gladiatori da fotoricordo, che in cambio di una lauta “mancia” si fanno immortalare con i turisti di fronte al Colosseo, l’oggetto di accese discussioni da parte dell’amministrazione comunale romana. Una parte degli attori [parte in causa] si è opposta ad un divieto emanato recentemente, ma sono stati arrestati.
Comunque affliggono la città eterna anche i commercianti ambulanti, gli innummerevoli chioschi da strada e il parcheggio selvaggio da parte dei bus turistici, aggravando lo stress quotidiano.


La polizia dichiara zona interdetta
I turisti a Roma per una foto con un finto legionario arrivano a pagare fino a 10 euro. Quello che per qualche gladiatore dilettante, è iniziato come un hobby con i vestiti ricavati da tessuti da tun vecchio divano, spazzoloni e scopini da water, da tempo è diventato un grosso affare, un vero e proprio lavoro, con tanto di piano di turnazione e regolamento interno.

L’offerta fotografica ha assunto una tale proporzione, che la zona circostante al Colosseo, i Fori Imperiali e Largo Costantino sono stati sgomberati e dichiarati off limits per gli “attori”, perché se questi figuranti sono considerati solo una attrazione turistica o semplicemente un sistema per spillare soldi, questi comunque non pagano le tasse e quindi lavorano in nero.


Problemi anche in Vaticano
Tuttavia destano preoccupazione non solo il centro storico di Roma, ma anche i dintorni del Vaticano, in particolare gli onnipresenti chioschi semovibili che vendono panini e bibite e i commercianti ambulanti, una spina nel fianco per le forze dell’ordine, per i residenti e i negozianti locali.
Inoltre pulmann turistici e auto, che parcheggiano abusivamente in seconda fila, sono un continuo intralcio. Già nella scorsa primavera le “vittime” hanno inviato tramite lettera le loro lamentele al sindaco Gianni Alemanno, esigendo un drastico intervento. Essi considerano uno “scandalo, che Piazza San Pietro sia letteralmente costellata da numerosissime bancarelle di souvenir, camioncini vari, chioschi  e commercianti ambulanti irregolari” e hanno intenzione se necessario di intervenire in prima persona.


Minacciati da spade giocattolo

Due “Legionari storici” Manuel e Eugenio Sonnino erano seduti di fronte al Colosseo, contravvenendo al vigente divieto e si facevano fotografare in costume proprio davanti all’anfiteatro romano.
Sollecitati ad allontanarsi dalla zona delimitata, i due fratelli hanno reagito con insulti, minacciando le forze dell’ordine intervenute con le loro spade giocattolo, dopodichè i due “Centurioni” sono scappati per evitare di essere identificati, ma sono stati presto fermati da una pattuglia di polizia, con cui sono anche venuti  alle mani.

Mentre i due maneschi fratelli sono chiamati ora a rispondere delle loro azioni, i loro colleghi adesso hanno smesso di mettersi in posa proprio davanti al Colosseo, anche se sono ancora arrabbiati: “Non riesco a capire come mai siamo stati tollerati per anni ed ora improvvisamente dobbiamo andare via” dichiara Davide. Ha 37 anni e due figlie da mantenere, fa il “Legionario” da 13 anni. Assieme ai suoi colleghi chiedono che il loro lavoro venga riconosciuto e regolamentato. Se [le autorità] hanno intenzione di delimitare l’accesso alla zona, i figuranti sono anche disposti a pagare le tasse. Tuttavia delegazioni e incontri per discutere della questione non hanno portato ad alcuna soluzione.


Al limite della legalità
Il presidente della provincia Orlando Corsetti denuncia soprattutto i sempre più diffusi chioschi ambulanti di panini e bibite nel suo quartiere. Pare abbia autorizzato il trasferimento delle bancarelle di spuntini da altri quartieri del centro, sebbene sebbene questo sia illegale. Questi inoltre avrebbe preso di mira il consigliere comunale Giordano Tredicine del partito di Berlusconi il PdL. Secondo i media, la famiglia di Tredicine avrebbe il monopolio di una gran parte dei chioschi che vendono panini e il relativo spazio da occupare.

I chioschi vendono panini,spuntini vari e bevande a prezzi esorbitanti. I loro clienti abituali, sono i turisti, proprio come i “Legionari”, i venditori ambulanti e i bancarellai. La faccende ormai sta prendendo la forma di un’organizzazione al limite della legalità. Per la città di Roma così indebitata e i suoi dintorni, il turismo è certamente importante, ma allo stesso tempo sta diventando anche un problema.


Timore che nasca un Souk
Dietro ai provvedimenti presi dalle autorità comunali di Roma non si nasconde solo la lotta al lavoro nero, ma anche il timore, che la zona circostante al più famoso anfiteatro romano - e allo stesso tempo l’intera città - si degradi cadendo nel pacchiano e nel mero folclore popolare.
Già da mesi si dice che Roma “stia diventando un grande souk” - così si chiamano i mercati rionali delle città arabe. La città si trova in eterno conflitto tra il voler essere considerata un museo per turisti ma anche una metropoli moderna con una vita normale - ed essere all’altezza delle esigenze dei suoi abitanti.

Il famoso problema romano del caotico traffico nella zona del Colosseo viene ulteriormente aggravato dai cacciatori di turisti, dai pulmann e dagli eterni lavori di ristrutturazione della metropolitana. E’ ormai chiaro che la città eterna deve trovare in qualche modo una soluzione che sia accettabile per tutti, ai mali e alle preoccupazioni che affliggono l’ordine pubblico. Altrimenti, aveva proprio ragione Obelix, quando spesso sospirava rassegnato: “Sono pazzi questi Romani!”

25 luglio, 2012

Nell’alienazione culturale la ricchezza dell’Italia

Italien Schätze Kulturdemenz

Nell’alienazione culturale la ricchezza dell’Italia
Dipendenti pubblici sempre più anziani e disoccupazione giovanile preoccupano i “beni culturali”. L’archivio di stato a Napoli forse si ritroverà presto con soli sei collaboratori.
L’Italia è un paese con una lunga storia. In nessun’altra nazione nel corso dei secoli si è accumulata tanta cultura. La cosa è ufficiale, non solo grazie al gran numero di siti patrimonio dell’Unesco (45), ma risulta anche dal recentissimo rapporto della Corte dei Conti. A dire il vero verrebbe da chiedersi se  i 3430 musei statali, i quasi dodicimila edifici religiosi tra chiese e conventi, i 40.000 castelli e roccaforti oltre a 30.000 palazzi storici, quattromila giardini e parchi a cui si aggiungono migliaia di centri storici cittadini, siano da considerarsi una maledizione o una benedizione.

Finanze e aspettative di vita
In termini di buoni propositi i “beni culturali” vanno considerati per così dire risorse, come carburante italiano per rifornire turismo culturale, produzione di opere, ricerca, qualità della vita. La Corte dei Conti ha persino scoperto che gli Uffizi di Firenze sono molto meglio sfruttati del Louvre di Parigi, in quanto, è vero che nella città sulle sponde dell’Arno solo il quaranta percento dei tesori artistici viene esposto al pubblico, però viene ripartito su uno spazio che basta appena per 45.8 visitatori l’anno per metro quadro, un vero record! Per una tale ricchezza culturale l’Italia sacrifica pochissimo patrimonio nazionale.
Negli anni passati la quota del PIL si è almeno dimezzata. I francesi stanziano cinque volte di più rispetto agli italiani e i tedeschi incrementano persino i pagamenti. Si potrebbe quindi dedurre che chi possiede meno tesori storici, si fa pagare ben di più. Ora il “Belpaese” non è solo un paese vecchio storicamente, ma lo è anche dal punto di vista demografico. Ed ecco che la curva discendente delle finanze, da tempo coincide con quella ascendente dell’aspettativa di vita. La galoppante disoccupazione giovanile ne è la conseguenza.
In verità esiste una “legge per incentivare l’assunzione dei giovani nel pubblico impiego”, ma risale al 1977. All’epoca nei musei e nelle biblioteche fu assunta quasi tutta gente che sapeva  a mala pena leggere e scrivere. Oggi persino il personale altamente qualificato non riesce a trovare neanche un lavoro a part-time. Il pubblicista Giuseppe Galasso ha ora presentato il conto per l’importante archivio di stato a Napoli, dove fino a pochi anni fa erano accalcati 130 collaboratori Oggi però ne sono rimasti solo sessanta e siccome l’età media si attesta attorno ai tanto decantati  sessanta anni, presto tutto il personale dovrà andare in pensione. Se si tiene conto che contemporaneamente ci sarà il blocco delle assunzioni, a breve i dipendenti rimarranno soltanto sei. Questi sono per la vita i pro e i contro della storia: i paesi che hanno una storia sono belli. Ma sono anche prossimi alla data di scadenza.

23 luglio, 2012

Berlusconi: intervista di Das Bild

„Wir wollen kein deutscheres Europa“

Non vogliamo un’Europa tedesca”


L’ex Presidente del Consiglio italiano progetta il suo ritorno [in prima linea] in politica

di ALBERT LINK

Traduzione di Claudia Marruccelli

BILD: Signor Berlusconi, a sei mesi dalle sue dimissioni, le faccio subito una semplice domanda di carattere personale: Come sta?


BERLUSCONI: Bene e male. “Bene” perchè sono un inguaribile ottimista, “male” perché sono preoccupato per l’Europa e per il mio paese. L’Europa è ancora ben lontana da una unione politica, da una comune politica estera e della difesa. E’ vero che abbiamo una moneta unica, ma non esiste ancora una Banca centrale che disponga delle competenze e degli strumenti di tutte le altre banche centrali.


E’ vero che ha intenzione di ricandidarsi come primo ministro?


Me lo hanno chiesto spesso e con molta insistenza. Posso solo aggiungere che non lascerei mai il mio partito “Il Popolo della Libertà” nei guai. Inoltre presto ritorneremo alla vecchia denominazione del partito “Forza Italia”.


In altre parole, non non riesce a restare lontano dal potere?


Non sono ancora KO, ne’ ho ceduto alcun potere, dato che in Italia il Presidente del Consiglio non ne ha affatto. Secondo la Costituzione non può neanche sostituire un ministro. Avevo potere quando nel 1994 mi dedicavo solo alla televisione. Purtroppo oggi in Italia è difficile governare: il capo del governo non può emanare decreti che abbiano effetto immediato. Per passare dal progetto di legge alla votazione da noi ci vogliono in media da 500 a 600 giorni, abbiamo un regolamento istituzionale ormai superato.



Questa ingovernabilità non dipende per caso dai piccoli partiti all’opposizione, con cui ultimamente si è trovato a governare?


Questo è un’altro guaio: la verità è che gli italiani votano “male”. Alle ultime elezioni avevamo ottenuto il 37.8 per cento e non abbiamo avuto bisogno di coinvolgere partiti minori nella coalizione. Purtroppo nessuno di questi partitucoli ha a cuore il paese e il bene comune, ma sempre e solo le piccole ambizioni politiche dei loro piccoli leader.


Cosa fa Mario Monti meglio di lei?


La sua forza consiste nel più ampio sostegno politico che un premier abbia mai avuto. Questo è il motivo fondamentale che mi ha spinto a abbandonare il campo: avevo intenzione di portare a termine delle riforme, anche di carattere costituzionale.


L’Italia affonda nella crisi, che lei ha tardato a riconoscere. La disoccupazione è al suo culmine, si parla di “decine di anni perduti”…


Sono stato il primo leader occidentale a riconoscere il pericolo della crisi economica e ad avviare le riforme. Il mio governo ha fatto molto per i giovani imprenditori e, in campo scolastico e universitario ha avviato riforme davvero coraggiose. Se siamo riusciti di nuovo a tenere sotto controllo il bilancio statale è per buona parte grazie al mio governo.


Lei fa fatica a pronunciare la parola “crisi” proprio come allora. Perchè?


Perchè in questa crisi c’è molta “predestinazione”, cioè il fattore psicologico, che è in primo luogo il fattore scatenante di questa crisi. Secondo me un governo ha il compito di diffondere ottimismo e fiducia.




I rapporti tra Roma e Berlino sembrano piuttosto gelidi. La cancelliera Merkel potrebbe essere definita la “bestia nera” dell’Italia?


Senza dubbio. Noi non siamo d’accordo soltanto sull’eccessivo rigore della politica di risparmio, poichè pensiamo che ponga un freno allo sviluppo. Noi auspichiamo una Germania europea e non un’Europa “tedesca.


Si spieghi meglio:


In questo periodo si avverte una certa egemonia tedesca in Europa, perci òin questo momento ci auguriamo da Berlino una politica europea lungimirante, solidale ed aperta. Le faccio un esempio: quando si è trattato dela carica di presidente del consiglio europeo abbiamo proposto Tony Blair. Con lui gli Stati Uniti avrebbero saputo finalmente, a chi rivolgersi, se c’era da discutere sulla posizione dell’Europa. Angela Merkel e Nicolas Sarkozy però hanno deciso in maniera diversa. Con il chiaro intento di mantenere nelle proprie mani la politica europea.


I suoi rapporti con la cancelliera danno l’impresione di essere logorati.


Tutt’altro: sono molto cordiali. Io la apprezzo per la sua franchezza, la sua serietà, la sua competenza e la sua dedizione. E non dimentico che insieme a me ha visitato le zone terremotate dell’Abruzzo. Entrambi facciamo parte della grande famiglia della democrazia e della libertà in Europa, il partito popolare europeo.

(Berlusconi ha preparato per il giornalista di Bild una serie di foto, che lo mostrano in atteggiamento cordiale con la Merkel negli anni scorsi, Tuttavia già da mesi tra i due è sceso un gelido silenzio)



Nella politica monetaria ci sono profonde fratture. Si è parlato della sua proposta di “stampare nuova moneta”


Non ho parlato mai in termini così grossolani, anche se con l’euro il bilancio economico tedesco è migliorato, mentre quello italiano è peggiorato. Nonostante ciò un ritorno alla vecchia lira mi sembra improbabile. Significherebbe il fallimento totale dei vecchi piani per un Europa unita, cosa che nessuno certamente vuole .


I media italiani dopo il recente vertice di Bruxelles hanno offerto l’impressione di una seconda vittoria italiana dopo quella sui prati di calcio. Ha festeggiato anche lei?


Non c’è alcuna vittoria sulla Germania. Da questo punto di vista ne’ io ne’ il presidente Monti la consideramo una vittoria. Sarà una vittoria di tutti se riusciremo a superare la crisi e rendere finalmente l’Europa più salda, unita e solidale.




Lei ha raggiunto una grande popolarità recentemente soprattutto per i suoi festini. Si metta una mano sul cuore: all’età di 75 anni che cosa le hanno fruttato?


Piuttosto mi chieda come ha fatto una faccenda totalmente privata a diventare un affare di stato. Si è trattato di una mostruosa campagna diffamatoria architettata dalla frangia di sinistra della giustizia italiana. Si sono accaniti persino contro le ragazze, accusate di prostituzione, anche se hanno solo ballato come in qualsiasi discoteca del mondo. Ogni accusa andrà in fumo come negli altri processi istruiti nei miei confronti. Sono stati più di 50 e ho dovuto sborsare più di 428 milioni di euro tra avvocati e spese legali. Credo che nessun altro tranne me avrebbe resistito a così tanti attacchi.


Assolutamente nessuna traccia di amarezza nel bilancio della sua attività politica?

Con il mio ingresso in politica 18 anni fa ho salvato l’Italia dal comunismo. Questa è la verità storica di cui sono fiero. Aggiungo che sono stato l’unico leader europeo ad aver mantenuto ottimi rapporti sia con la Russia che con gli Stati Uniti, la cui amicizia è stata sempre al servizio della pace e della sicurezza del mondo.


I suoi legami con il presidente russo Wladimir Putin sembrano ancora molto saldi, non potrebbe sfruttarli per porre fine alla guerra civile in Siria con l’aiuto dell’intervento sovietico?


La situazione in Siria è molto complessa, ma non disperata. Ho in programma nei prossimi giorni un incontro privato con Putin e ne parleremo. Mi considera un po’ il suo fratello maggiore. Parliamo di tutto.






19 luglio, 2012

Silvio Forever!

Silvio forever!
Pubblicato in Germania il 17 luglio
Traduzione di Claudia Marruccelli

L’Italia si sta preparando al ritorno di un Berlusconi vulcanico e ringiovanito, le cui idee però nel frattempo sono antiquate quasi quanto lui.

Attenzione, rispunta il Caimano. Gli italiani si stavano già abituando all’idea di un addio alla politica di Berlusconi, ma ecco che ritorna alla ribalta il vecchio combattente. Nel 2013 scenderà in campo come capolista  nelle elezioni politiche – “come un fantasma già esorcizzato” scrive quasi rassegnata La Repubblica. Eppure i giornalisti, a cui il ritorno di Silvio ha fornito uno scoop, hanno finito per diventare gli unici indaffarati in questa Italia sconvolta economicamente, finita subito sulla prima pagina del New York Times grazie al volto sfacciatamente sorridente di un ex premier dimagrito di quattro chili grazie allo jogging.
Basta Bunga Bunga?
Berlusconi, che come nelle migliori tradizioni degli antichi romani vorrebbe essere supplicato da imprenditori, collaboratori, sostenitori di tornare nuovamente in causa, ha in serbo le solite idee: un nuovo simbolo di partito sotto forma di un’aquila tricolore e forse un nuovo nome. Come segno della rinascita morale ha convinto la sua appariscente igienista dentale Nicole Minetti a dimettersi dalla ben remunerata carica di consigliere regionale lombardo. Basta con le notizie sui Bunga-Bunga, viceversa un’immagine più solida da vecchio saggio. Ma gli obiettivi politici suonano familiari: un nuovo sistema elettorale che dia al suo gruppo buone possibilità  e, soprattutto, nessun aumento di imposte.  A caccia di voti.
Basta Miracoli?
Il genio dei trucchi in bilancio Berlusconi preferisce tacere su come andrà la crisi finanziaria. E mentre i suoi vassalli, esultano con circospezione e fanno saltare le primarie per la scelta dei candidati, perché ora ci pensa il padrone, si intensificano a Roma gli appelli preoccupati degli altri governi: costui rovinerà di nuovo il lavoro di Monti? "Gli italiani non credono più nei miracoli," fomenta l’ex alleato e attuale rivale Gianfranco Fini. E anche il sindaco di destra di Roma, Alemanno, confessa che avrebbe preferito un nuovo volto come segno di rinnovamento.

Baciamo le mani ...
Aria nuova per la fine dell‘autunno
Ma volti nuovi - cioè persone che si danno da fare - semplicemente non si adattano al sistema politico italiano mafioso [del padrino nel testo in tedesco ndt]. Giulio Andreotti, che  nel 1947 assunse il primo dei suoi 33 incarichi governativi, dall’alto dei suoi 93 anni occupa ancora attivamente la sua poltrona in senato. L'attuale presidente della repubblica Napolitano, al contrario ha appena compiuto 86 anni. Anche il Primo Ministro Monti con i suoi quasi 70 non è più un pivello. Non c'è da stupirsi che il 75enne Berlusconi con la sua nota predilezione soprattutto per le donne, si senta giovane e pimpante. La vecchia Italia però sarà in grado di sopportare il suo dinamismo?
NB:
Un lettore tedesco, elencando tutta una serie di motivi a giustificazione, ha concluso il suo commento all'articolo:
"Wenn er gewählt würde...verdient es das Land! "  (Se viene rieletto ... l'Italia se lo merita!)  
Io non aggiungo altro ...

18 luglio, 2012

Storie di spazzatura e mare


Der alte Müll und das Meer


di Gerhard Mumelter
Pubblicato in Austria il 15 luglio 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli

Discarica di Malagrotta
Dopo Napoli, anche Roma minaccia di sprofondare nella spazzatura: la discarica della città è satura, l’UE ha posto un ultimatum all’Italia, risolvere il problema entro dicembre. Per il momento la spazzatura potrebbe essere trasportata altrove via mare.
Prima ancora di arrivare a Malagrotta, sono i miasmi a farsi sentire. Un crescente odore di decomposizione riempie l’aria e già da lontano si sentono le concitate grida di migliaia di gabbiani che si contendono i putridi rifiuti del benessere romano. Al ritmo di uno al minuto dalle rampe di accesso i camion di raccolta versano  il loro carico, che pesanti ruspe tentano di compattare. Benvenuti a Malagrotta la discarica più grande d’Europa.
L‘“ottavo colle di Roma“ sembra l’anticamera dell’inferno. 4500 tonnellate di rifiuti vengono riversati quotidianamente nella discarica già da tempo stracolma. Terreno, acqua e aria sono contaminati da metalli pesanti e sostanze tossiche, gli abitanti delle zone limitrofe accusano patologie varie, allergie e insonnia.


Rifiuti ingombranti abbandonati sul ciglio delle strade

Controversie giudiziarie
Innumerevoli sono le cause giudiziarie che da tempo riguardano la discarica. Il Comune, la Regione e la Provincia da anni si scaricano a vicenda  le responsabilità. Il governo ha affidato le competenze a dei “commissari straordinari per l’emergenza” che regolarmente si dimettono.  Da tempo Malagrotta rappresenta il malgoverno italiano, come simbolo del fallimento delle autorità.
Contravvenendo alle direttive europee, la metropoli, che oggi contra tre milioni di abitanti, smaltisce due terzi dei suoi rifiuti senza il preventivo trattamento e senza differenziarli, scaricandoli sulla fumosa collina affacciata sul mar Tirreno, il cui futuro, sui manifesti  del Comune di Roma e della Regione, viene raffigurato con toni idilliaci, descritto come un verde e rilassante paesaggio adatto alle famiglie e alle gite fuori porta.
L’eterno andirivieni politico sulla discarica però fa perdere la calma soltanto a Manlio Cerroni. L’enorme sito della discarica, con i suoi 170 ettari, frutta al suo proprietario 264.000 euro al giorno, circa otto milioni al mese.

La futura discarica di Tivoli

Ultimatum
Adesso la commissione dell’Unione Europea ha posto un ultimatum alla capitale. L’Italia rischia una condanna della Corte Europea di Giustizia e una multa di dieci milioni di euro. Il commissario straordinario Goffredo Sottile ha posto un’ultima scadenza alla città: entro la fine dell’anno la discarica di Malagrotta, ormai stracolma e in cui sono smaltite oltre 40 milioni di tonnellate di spazzatura, deve essere chiusa.
Il predecessore di Sottile aveva gettato la spugna pochi mesi fa, quando il suo progetto di aprire una nuova discarica nelle vicinanze della famosa Villa Adriana a Tivoli, si è scontrato con le accese proteste [della popolazione]. Ogni proposta fallisce per le furiose rimostranze degli abitanti dei paesi limitrofi – così come nel caso della costruzione dell’ inceneritore.

Rifiuti in partenza per Rotterdamm dal porto di Napoli

Soluzioni napoletane
La città eterna si sta evolvendo come nel caso della situazione napoletana. Il ministro per l’ambiente Corrado Clini ha invitato il sindaco Gianni Alemanno ad intensificare la raccolta differenziata. Tuttavia la scarsa coscienza ecologista dei romani è già stata un vero rompicapo per numerosi sindaci. Se il cassonetto della plastica è pieno, il sacchetto finisce nel vicino contenitore della carta. Molti per liberarsi dei propri rifiuti ingombranti [ricorrono] durante la notte agli svincoli stradali, dove vecchi frigoriferi e calcinacci e rifiuti di cantiere vengono semplicemente scaricati e abbandonati sui cigli delle strade.
Ordunque la proposta del commissario Sottile per una “soluzione provvisoria” in una situazione quasi senza via d’uscita è stata: spedire per il momento i rifiuti della capitale all’estero o conferirli nell’inceneritore in Emilia. Come a Napoli. Al costo di 109 euro alla tonnellata la città invia i suoi rifiuti via mare a Rotterdamm.

17 luglio, 2012

Candidatura di un incubo

Kandidatur eines Albtraums
di Andrea Bachstein
pubblicato in Germania il 13 luglio 2012
Traduzione di Claudia Marruccelli

Nuovo scompiglio nel paese da parte dell’ex premier Silvio Berlusconi che va sbandierando in giro una sua nuova candidatura alle elezioni politiche. Con le sue critiche al governo Monti e [l’auspicio di] una possibile uscita dall’euro ha davvero colpito i suoi sostenitori. L’Europa deve dare presto un chiaro segnale all’Italia.


L’Europa sembrava essersi liberata finalmente dallo spauracchio, [dopo] che l’imbarazzante premier italiano era stato costretto ad un addio definitivo – ma ecco che  getta nuovamente lo scompiglio in Italia: Silvio Berlusconi non ci sta più a recitare un ruolo secondario, vuole tornare da protagonista sulla scena politica. In occasione delle prossime elezioni politiche ha deciso di candidarsi per la sesta volta come futuro presidente del consiglio. L’idea, che potrebbe vincere ancora una volta fa venire i brividi – sia alla maggior parte degli italiani che ai premier degli stati dell’UE.
Tuttavia è meglio non agitarsi troppo per ora. Berlusconi in passato ha fatto spesso molti annunci, ma ben pochi di essi sono andati in porto. Solo poche settimane fa aveva deciso categoricamente di non volersi più candidare a premier. E possono succedere ancora molte cose, prima che in Italia si torni a votare, presumibilmente la prossima primavera.

Attualmente non si sa ancora in quali circostanze, con quale legge elettorale si andrà al voto e come procederà la campagna elettorale. E anche se Berlusconi e il suo PdL ottenessero quel 30 per cento di voti, che i sondaggi prevedono oggi, non è detto che sia certa la maggioranza al governo.

Sicuramente Berlusconi, ormai alla soglia dei 76 anni, vuole fare onore ancora una volta alla sua fama, all'altezza di ogni sorpresa. Tuttavia l’annuncio di un suo ritorno in campo sembra più un atto disperato, visto che attualmente il suo PdL non naviga proprio in buone acque. Poichè non è che gli italiani siano stati colpiti da un’amnesia collettiva e non si ricordano più della vergognosa  politica ad personam, della stasi economica e del fallimento di Berlusconi nei confronti del deficit pubblico e della crisi dell’euro.

Chi soffre di problemi di memoria è proprio Berlusconi.  Il capo di governo Mario Monti, alle prese con l’eredità di Berlusconi, ha recentemente ricordato, come l’ex premier solo otto mesi fa in occasione del vertice europeo a Cannes isolato e messo al bando, era considerato un inattendibile sputasentenze, costretto a rimediare continuamente alle sue trovate. All’epoca aveva dichiarato a gran voce che lui non vedeva crisi in Italia e che i ristoranti erano pieni di gente. Se la politica italiana dovesse ripiombare a questi livelli, sarebbe un vero incubo.

Poco dopo il vertice di Cannes Berlusconi era statoeliminato, sollevato dagli incarichi in Europa e nei mercati. Possiamo certo immaginare come potrebbero reagire questi ultimi  al ritorno di Berlusconi, ora che la crisi dell’Euro è al suo culmine e la solvibilità dell’Italia sta precipitando a picco. Il futuro candidato vagheggia di un'uscita dall’euro e si abbandona a rimproveri nei confronti di Monti e dell’Europa. Questo incontra il favore dei suoi più fedeli sostenitori. Per non  [rischiare] di vederli aumentare, sarebbe cosa buona e giusta, che il resto dell’Europa inviasse adesso un chiaro segnale all’Italia, che con Berlusconi potrebbe nuovamente  ritrovarsi sull’orlo dell’abisso.

15 luglio, 2012

Armonia estiva invece di trasparenza

Sommerliche Harmonie statt deutlicher Worte





„Finora c’è stata sempre una forte intesa con Mario Monti”: Dopo il burrascoso vertice di Bruxelles, Angela Merkel e il primo ministro italiano Mario Monti a Roma hanno ostentato una armonia più che cordiale. Contemporaneamente però Monti ha brutte notizie: quest’anno dovrà affrontare il deficit più alto registrato finora in Italia.
Angela Merkel ad ogni modo, rispondendo alla domanda postale a Roma, se sia preoccupata per chi succederà al primo ministro Mario Monti nella primavera 2013, ha tenuto a precisare che sono chiaramente le prossime elezioni nel suo paese, che le stanno più a cuore. Adesso quello che conta davvero è ogni singolo giorno nella crisi dell’euro“ ed è per questo che oggi ci stiamo dando così da fare”, e che spera di continuare a lavorare ancora a lungo con Monti.
Nessuna traccia dei dissapori di mercoledì pomeriggio, quando la Merkel e Monti si sono incontrati per la prima volta dopo il burrascoso vertice europeo di Bruxelles di venerdì scorso. Entrambi hanno sempre dimostrato buona intesa ed ora l’atmosfera pare proprio essere ritornata nuovamente cordiale già dalla prima stretta di mano durante l’ascolto della banda dei granatieri e delle cicale nel parco di Villa Madama. Continuare a lottare insieme per l’Europa, questo è il principale messaggio che hanno voluto lasciar trasparire.


Le consultazioni tra i due rappresentanti dei governi italiano e tedesco hanno avuto luogo nel pittoresco scenario del palazzo rinascimentale, ma è ancora da vedere se la Merkel dopo le concessioni fatte con riluttanza sul fondo salvastati europeo e sugli aiuti diretti alle banche vada considerata una semi-vincitrice o una semi-perdente. Su questo fronte Monti può essere considerato davvero il vincitore della maratona nelle trattative tra i capi di governo europei. Inoltre il problema è anche quali saranno i dettagli delle decisioni prese a Bruxelles – visto che né la Merkel né Monti hanno voluto rilasciare dichiarazioni in merito.
Per questo non vogliono assolutamente dare l’ impressione che la posizione di Monti nelle trattative al vertice di Bruxelles sia stata particolarmente difficile. La consuetudine europea è che ognuno guardi ai propri interessi, dice la Merkel, ma questo avviene in modo partecipe e alla fine le decisioni devono essere votate all’unanimità. “Finora c’è sempre stata una forte unità di intenti con Monti” che sa bene che entrambi [i premier ] sono a favore di un’economia di mercato sociale concorrenziale e che ora si tratta di rendere più competitiva l’Europa con le misure di crescita adottate.



Alla critica del presunto egoismo della Germania, la Merkel risponde sottolineando quanto i due paesi siano legati economicamente e che anche in Germania la situazione diventa critica se i nostri vicini europei sono in difficoltà”. Questo è un ulteriore argomento a favore delle sue concessioni sullo scudo dell’ESM per sostenere l’emissione degli eurobonds. Monti che si è dato da fare a Bruxelles in questa direzione, sottolinea che sosterrà interventi simili per gli stati che hanno programmato misure di austerità e riforme strutturali. Ecco perché sta tentando di far valere le sue ragioni: le misure per il risparmio che ha imposto e la riforma del mercato del lavoro approvata la settimana scorsa.
Sono previsti per la prossima settimana nuovi tagli che faranno confluire nelle casse dello stato fino a 8 miliardi di euro. Tra l’altro si parla di licenziamenti del 10 per cento del personale del pubblico impiego. Il reindebitamento non dovrà superare nel 2013 lo 0.6 per cento e conta di ridurre il deficit pubblico al 2 per cento entro quest’anno. La previsione attuale si attesta sull’1.3 per cento. Anche in Germania si diffonde il malcontento sul rigore delle riforme necessarie per salvaguardare il futuro, e stando alle parole della Merkel, questo dovrebbe essere di conforto. Ne varrà la pena, “l’effetto positivo si percepirà anche in Italia” e durerà più di un mese.

09 luglio, 2012

Giorni cupi sulle rive del Tevere


Già da tempo il primo ministro italiano Monti ha perso un’ampia fascia del sostegno di cui godeva quando ha assunto l’incarico e il suo predecessore minaccia già di tornare in campo.

Monti mercoledì scorso a Bruxelles
Mentre le manovre di riforma del primo ministro Mario Monti diventano sempre più improduttive, si inasprisce la critica dei partiti al governo. Quel che temono è che riforme tanto drastiche possano costare il consenso dell’elettorato. L’Italia continua a subire la pressione delle borse, e a Monti viene quindi rinfacciato che le misure di austerità adottate, non siano servite a nulla. Anche se la compagine politica uscita vincente nelle elezioni del 2008, il “Popolo della Libertà” (PdL), guidato dall’ex primo ministro Silvio Berlusconi, sta perdendo progressivamente il supporto degli elettori, Berlusconi minaccia apertamente Monti di “staccare la spina”, di imporre elezioni anticipate e di scendere lui stesso nuovamente in campo.
Da quando Monti ha assunto l’incarico nel novembre dello scorso anno, la politica romana è cambiata ben poco, e siccome Monti ha bisogno dei partiti – quando parla di un necessario “tandem Parlamento/Governo” – è costretto a destreggiarsi. Ciò che non riesce ad ottenere a Roma per stimolare una crescita economica, se lo aspetta dai partner europei a Bruxelles. “Se necessario lavorerò fino a domenica sera, affinché all’apertura delle borse, l’Europa possa presentarsi rafforzata dal pacchetto per la crescita e da una visione d’insieme per una maggiore integrazione”, ha detto Monti.
A Monti servono quattro voti di fiducia perché la sua ultima riforma passi in parlamento. Se ne fosse discusso ulteriormente, se si fossero apportate ancora modifiche sarebbe sparito tutto ciò che c’era da migliorare. Ma anche la ”flessibilità del mercato del lavoro”, appena varata dal governo, viene attaccata da personaggi critici non legati a sindacati e a imprenditori e definita come il vano tentativo di svuotare il lago di Como con un cucchiaio.




Era stato proprio un buon inizio
Per la prima volta viene introdotto un sistema di apprendistato. Vengono agevolati i licenziamenti per motivi economici, anche se in caso di controversia è il tribunale del lavoro competente che deve decidere. Ecco quindi che ora è urgente una riforma della giustizia, che abbrevi la durata dei processi. Perché se un tribunale impiega fino a dieci anni per arrivare alla sentenza, in caso di lincenziamento, come è successo fino ad oggi, il mercato del lavoro si paralizza. Ci vorrebbero fondi per integrare il personale presso i tribunali e dotare gli uffici di un sistema informatico moderno.



Eppure Monti come primo ministro aveva iniziato bene. Aveva rinunciato al suo stipendio da premier. Aveva fatto approvare soltanto a dicembre il suo programma “Salva Italia”. L’ICI, che Berlusconi aveva abolito, è stata reintrodotta anche per la chiesa. Il pacchetto comprende anche tassazioni particolari sulle auto di lusso e gli yacht nonché misure contro l’evasione fiscale. Monti ha anche obbligato i parlamentari a operare tagli sui propri compensi. Con le lacrime agli occhi il ministro del Welfare Elsa Fornero ha annunciato una riforma delle pensioni che per due anni ne bloccherà l’adeguamento all’inflazione e che innalza l’età pensionabile.
Ma poi il ritmo delle riforme si è allentato. C’è stata una prima serie di riforme per la crescita “destinata a ridurre spese e tempi per avviare attività commerciali,” secondo il Ministero dello Sviluppo Economico. Dopo le proteste da parte di farmacisti, benzinai, edicolanti, tassisti, avvocati, notai e consulenti fiscali è stato approvato il pacchetto di liberalizzazione [delle professioni] ai quali quest’ultimo sembra addirittura più preoccupante. Recentemente Monti voleva fare incassare allo stato 80 miliardi di euro tramite un decreto parlamentare, che prevedeva la vendita di proprietà demaniali, riduzione del numero dei dipendenti statali, emissione di speciali obbligazioni. Molti italiani non hanno gradito queste misure. Mentre all’inizio di quest’anno il 71 per cento di essi si dichiarava soddisfatto della guida del governo Monti, secondo un recente sondaggio la percentuale è scesa nel frattempo ad appena il 33%. Nelle ultime elezioni locali il comico Beppe Grillo ha ottenuto un ottimo risultato e in caso di elezioni amministrative, con il suo movimento di protesta in questo momento rappresenterebbe la seconda forza politica .


Grillo sbraita contro l’euro, contro le tasse e l’austerità. Questo mette i partiti in confusione. Berlusconi si offre ancora una volta come il salvatore, dopo aver più volte promesso che non si sarebbe più ricandidato. Ma anche nel PdL non lo vogliono più. Inoltre il PdL è al palo da quando uno dei suoi leader politici, il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, è indagato per corruzione. Berlusconi ha costruito il suo partito sul sistema clientelare, e il suo successore Angelino Alfano non è riuscito finora scrollarsi di dosso questa eredità.
Nelle elezioni amministrative, solo il PD, il partito socialdemocratico, si è dimostrato più forte del movimento di Beppe Grillo. Ma nel Pd i novelli politici dei comuni attorno al sindaco di Firenze Matteo Renzi, insorgono contro il poco carismatico segretario di partito Pierluigi Bersani. Ad aprile si diceva che appena il due per cento degli italiani nutriva ancora fiducia nei partiti.